Gazzetta di Reggio

Reggio

Economia e lavoro

L'agricoltura in Emilia Romagna: «Mai rimasti fermi, nemmeno durante i mesi del lockdown»

L'agricoltura in Emilia Romagna: «Mai rimasti fermi, nemmeno durante i mesi del lockdown»

L’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi, spiega il successo dei prodotti emiliani nel mondo

08 settembre 2021
5 MINUTI DI LETTURA





REGGIO EMILIA Cibus 2021 è stata la prima fiera in presenza in Italia dopo la pandemia mondiale: la kermesse di Parma ha visto sfilare diversi ministri, il presidente della Regione Stefano Bonaccini e tante autorità nazionali, tutti unanimi nel rilanciare quella ripartenza vitale per il Paese che passa anche dal sistema agroalimentare, uno dei principali assi dell’export del Made in Italy in tutto il mondo. Abbiamo chiesto all’assessore Alessio Mammi, presente a Cibus, qual è lo stato di salute dell’agricoltura e dell’agroalimentare nel nostro territorio.

Assessore Mammi, come sta l’agroalimentare in Emilia- Romagna?

«Direi che sta bene. Nel 2021 l’agroalimentare italiano punta a segnare un nuovo record nelle esportazioni: 50 miliardi di euro di valore annuale. Il valore dei prodotti “Made in E-R” nel 2020 ha rappresentato il 16% dell’intero export agroalimentare nazionale. Nel 2020 la produzione agricola della nostra regione ha segnato un +8%, raggiungendo quota 4,5 miliardi di euro. In crescita anche l’occupazione con 82mila addetti in più nei campi che valgono un 13% di incremento rispetto al 2019. L’agroalimentare è un asset strategico dell’export regionale, dopo meccanica/meccatronico e settore ceramico».

Dove vanno i nostri prodotti alimentari?

«L’Emilia-Romagna si conferma prima regione europea per prodotti a destinazione d’origine, con più di seimila imprese agroalimentari che aderiscono a una delle 44 filiere Dop e Igp, e valgono il 40% del valore nazionale di Dop e Igp alimentari: oltre 3 miliardi di euro su un totale di 7,66 miliardi, secondo il Rapporto Ismea 2020. I principali mercati dei nostri prodotti sono Germania, Francia, Regno Unito, Usa, Spagna dove esportiamo vino, salumi, prodotti lattiero-caseari, frutta e ortaggi. Nel 2020, la Regione ha investito 7,3 milioni di euro per la promozione dei prodotti tipici (3 bandi e 41 beneficiari, soprattutto Consorzi di tutela) e 6 milioni di euro per la promozione del vino. Stiamo puntando tantissimo sulla promozione: la varietà dei prodotti racconta la bellezza e la qualità del nostro territorio, unico nel mondo».

La pandemia ha cambiato diverse abitudini degli italiani, anche sul tempo libero e il rapporto con il territorio. Ne avete visti gli effetti?

«I 1.246 agriturismi emilianoromagnoli – da Piacenza a Rimini – stanno ottenendo buoni risultati. Questa estate gli agriturismi hanno offerto cibo di qualità, alloggio, opportunità sportive, culturali e di relax per i turisti italiani in cerca di mete domestiche, e quelli provenienti da paesi di riferimento come Francia, Germania e area scandinava. La Regione supporta la ricettività di qualità: in aprile si è chiuso il secondo bando per la multifunzionalità e lo sviluppo di attività agrituristiche e didattiche da oltre 7,1 milioni di euro. Alla ristrutturazione e ampliamento di fabbricati rurali sono andati 19,1 milioni di euro per il finanziamento di 147 progetti complessivi. Abbiamo inoltre stanziato lo scorso anno 2,2 milioni di euro che sono serviti a sostenere 1.100 strutture con un contributo forfettario per chiusure Covid. L’agriturismo è il luogo dove avviene il passaggio del cibo dalla terra alla tavola; ha un’importante funzione culturale sul piano agroalimentare e della naturalità».

Quindi siamo pronti a ripartire?

«In realtà l’agricoltura non si è mai fermata, nemmeno durante il lockdown. Gli agricoltori hanno prodotto il cibo per le nostre tavole; le aziende agroalimentari hanno garantito gli approvvigionamenti nei supermercati. La pandemia ci ha insegnato che le famiglie non hanno rinunciato alla qualità dei prodotti, scegliendo di consumare in casa generi di provenienza sicura e certificata».

La Commissione Ue a fine giugno ha chiuso l’accordo sulle linee generali della nuova Pac che verrà votata in autunno. Cosa pensa del risultato? Quali saranno i prossimi finanziamenti europei attivi sul territorio?

«Abbiamo assistito a una netta inversione di tendenza rispetto agli scenari degli anni precedenti che avevano prospettato tagli significativi delle risorse per l’agricoltura, sia sul primo pilastro sia sullo sviluppo rurale. La pandemia ha fatto capire alle istituzioni europee che l’agricoltura e le sue produzioni giocano un ruolo da protagoniste. La futura Pac rappresenta il 31,95% del budget totale dell’Unione per il periodo 2021-2027, con una dotazione di 386,6 miliardi di euro a supporto dei quasi 7 milioni di aziende agricole europee. Proprio in questi giorni la Commissione ha approvato senza osservazioni il Programma di Sviluppo Rurale 2021-2022 presentato dalla nostra Regione, il primo a partire nel paese. Si tratta di 408,8 milioni di euro a disposizione delle imprese agricole sotto forma di investimenti e contributi: cercheremo di mettere a bando almeno il 70% di queste risorse entro la fine dell’anno, per garantire al più presto liquidità alle nostre imprese e sostenerle negli investimenti in innovazione aziendale, sostenibilità, biologico, sostegno alle zone montane, giovani imprenditori, benessere animale e rafforzamento del comparto idrico. Abbiamo ottenuti 30milioni in più di fondi Feasr nel riparto tra le regioni italiane».

Rimane il tema del ricambio generazionale e delle aziende guidate dai giovani. Cosa state facendo?

«Nel Psr 2014- 2020 abbiamo investito 126 milioni di euro nel sostegno di cinquemila giovani agricoltori, che hanno fatto investimenti per 230milioni di euro, introducendo nuove competenze su agricoltura di precisione, nuove colture in campo, processi di trasformazione delle produzioni agricole, miglioramento del benessere animale. Più del 65% dei giovani subentra in attività esistenti e il restante 35% apre un’azienda ex novo. I giovani imprenditori agricoli sono molto intraprendenti: il 40% diversifica i propri canali commerciali e più del 20% si cimenta nella vendita diretta dei prodotti. Il nostro sostegno in termini di investimenti permette ai giovani di strutturare aziende più competitive, aumentando il valore aggiunto e migliorando il reddito: è per questa ragione che nei prossimi anni abbiamo messo a disposizione 52,6 milioni di euro in due anni per i giovani imprenditori, nel Programma di Sviluppo Rurale 2021-2022».