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Agguato a Lombardo, annullata l’assoluzione

T.S.
Gino Renato
Gino Renato

Tentato omicidio di Coviolo: la Cassazione riporta Gino Renato sotto processo in Appello. Il legale di parte civile: «L’imprenditore merita giustizia»

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REGGIO EMILIA. Ancora un colpo di scena nel processo che vuole fare chiarezza su quanto accadde a sera del 23 novembre 2010 in via Nubi di Magellano, a Coviolo: l’imprenditore edile calabrese Vito Lombardo stava facendo la solita camminata quando, all’improvviso, si era trovato di fronte un uomo che puntava la pistola contro di lui per scaricargli addosso 4-5 colpi e fuggire.

Ieri, a quasi 11 anni da quel drammatico giorno in cui il costruttore si salvò per miracolo, la Cassazione (prima sezione penale) ha annullato l’assoluzione in Appello del cutrese 76enne Gino Renato, unico imputato per quel tentato omicidio. Tecnicamente un annullamento con rinvio. Infatti la sentenza farà ripartire il procedimento davanti ad un nuovo collegio della Corte d’assise d’appello di Bologna (si tornerà in aula presumibilmente nel 2022) e arriva a due anni dalla morte del 71enne Lombardo per le conseguenze di una polmonite. Una scomparsa che non ha comunque tolto la voglia di lottare ai familiari della vittima, come dimostra la presenza di ieri in aula della vedova e delle figlie, costituitesi parte civile tramite il legale Francesco Antonio Maisano. L’udienza alla Suprema Corte – il collegio è presieduto da Carlo Zazza – dura circa un’ora. Il giudice relatore Michele Bianchi ha rievocato brevemente la vicenda e gli sviluppi giudiziari. Poi ha preso la parola il sostituto pg Gianluigi Pratola: «La sentenza di secondo grado va annullata – dice – perché del tutto illogica e in molti punti con una motivazione conflittuale al suo stesso interno». E sempre Pratola rimarca di condividere in pieno i ricorsi presentati dal sostituto pg bolognese Valter Giovannini e dall’avvocato di parte civile. A seguire l’arringa di chi rappresenta la famiglia Lombardo: «Nella sentenza d’appello vi sono plurimi travisamenti di prova – sottolinea Maisano – operando in contraddizione con la linearità della sentenza di primo grado di Reggio Emilia. Questa vicenda segna il coraggio civile di un uomo come Lombardo che ha lottato tutta la sua vita per avere giustizia e che, pur non essendo presente, ora la vuole ottenere davanti agli occhi dei suoi cari». Infine la difesa dell’imputato (non presente a Roma) sostenuta dagli avvocati Luigi Colacino e Noris Bucchi che chiedono la conferma dell’assoluzione di Renato. A metà pomeriggio la sentenza.

Al termine parla solo l’avvocato Maisano: «Siamo molto soddisfatti per una decisione che comunque ci aspettavamo, perché la sentenza d’appello ci appariva davvero non meritevole di credito ».

T.S.

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