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La figura centrale

Presunto nullatenente con dietro un tesoretto

E.L.T.
Presunto nullatenente con dietro un tesoretto

Società anche in Moldavia e Bulgaria per creare gli illeciti La Finanza sequestra al gruppo di Neviani 7,6 milioni di euro

27 settembre 2021
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REGGIO EMILIA. Per capire cosa ci fosse dietro a quel gran numero di società sospette i militari della Guardia di Finanza di Reggio Emilia hanno effettuato intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno permesso di captare le conversazioni tra Fausto Neviani e i suoi sodali. Un gruppo tenuto insieme dagli affari illeciti dell’imprenditore reggiani, che per il fisco è stato anche un nullatenente, ma sotto al quale c’era un piccolo impero costruito in anni di truffe all’erario. Oltre all’ordine di catturare per Neviani e gli altri 6 indagati finiti agli arresti, il giudice per l’indagine preliminare Luca Ramponi ha disposto anche il sequestro di innumerevoli beni. Ad oggi la Guardia di Finanza di Reggio Emilia è riuscita a sequestrare 7,6 milioni di euro tra cui 29 immobili, quote di società, auto, conti correnti e contanti. A finire sotto sequestro preventivo finalizzato alla confisca c’è il capannone di via Iori 1/B a Reggio Emilia, dove campeggia tutt’ora l’insegna della società di stampa che faceva capo a Neviani. Sotto sigillo anche le quote di società come la All Business di Bergamo, anche se resta lontana l’ipotesi realizzare i sequestri delle società in Moldavia, dove Neviani è conosciuto e dove ha anche una squadra di calcio per la quale nel 2016 aveva cercato di prendere Dejan Danza, l’allora gioiellino della Reggiana in prestito dalla Pro Vercelli. L’imprenditore reggiano sognava di portare il talento mantovano nella sua squadra che allora militava nella divisione A del campionato dell’ex repubblica sovietica, in lotta per la promozione nella massima serie, la Divisione Nazionale. Alcune società riferite a Neviani avevano sede sia all’estero, compresa la Bulgaria, sia nel Reggiano, gestite con l’aiuto dell’avvocatessa lombarda - per la quale era stato disposto l’obbligo di firma - e della commercialista reggiana Giulia Manfredotti, che grazie alle sue conoscenze professionali avrebbe avuto - secondo la procura - addirittura il ruolo di organizzatrice all’interno dell’associazione a delinquere, portata a livello quindi dei famigliari e dei complici più stretti di Neviani. Un «ruolo chiave», come lo chiama il giudice dell’indagine preliminare, perché sembra, ad esempio, che la professionista abbia posto dei “visti di conformità” sulle dichiarazioni Iva attestanti falsamente i crediti Iva in compensazione. Accuse che dovranno essere confermate o smentite a processo ma il tutto sarebbe stato beneficio della schermatura per Neviani, che riesce così a frapporre un velo «tra le attività societarie illecite di cui dirige l’attuazione e la formale titolarità delle persone giuridiche strumentalizzate a quello scopo». Tra gli altri escamotage utilizzati da Neviani per mettersi al riparo dalle attenzioni delle forze dell’ordine c’è l’utilizzo di comunicazioi non intercettabili, come il servizio di messaggistica Telegram, oltre alla previsione di una sorta di protocollo da seguire in caso di controlli da parte delle autorità al fine di apparire estraneo alle società e di non consentire il reperimento degli amministratori fittizzi.

E.L.T.

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