Gazzetta di Reggio

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l’Inchiesta “fantasma” 

Fatture false, la confessione al giudice: «Lavoravo ma solo come prestanome»

Enrico Lorenzo Tidona
Fatture false, la confessione al giudice: «Lavoravo ma solo come prestanome»

Evasioni milionarie: sentito un indagato in incidente probatorio. Straniero e irregolare gli erano state fornite diverse identità

28 settembre 2021
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Enrico Lorenzo Tidona

REGGIO EMILIA. «Di fatto le società erano gestite così: Fausto Neviani era il capo e Venturelli e Ternovschi sotto che davano ordini che arrivavano da Fausto». Quando Adrian Kaftirani parla davanti ai militari della Guardia di Finanza, confessa di essere un prestanome assoldato dall’imprenditore reggiano Fausto Neviani e che avrebbe guadagnato 30 euro al giorno per essere socio di diritto – ma non di fatto – di alcune aziende che Neviani avrebbe utilizzato per creare un sistema basato su illeciti tributari valutati nell’ordine dei milioni di euro. Dichiarazioni che Kaftirani – 34ennne originario dell’Albania – ha poi reso lo scorso giugno in sede anche di incidente probatorio davanti al giudice per l’indagine preliminare Luca Ramponi, difeso dall’avvocato Antonella Corrente. «L’incidente probatorio si è reso necessario perché il mio assistito è uno straniero irregolare sul territorio e senza documenti con dei precedenti per il quale hanno valutato il rischio che si allontanasse», spiega telegrafica la sua legale.

Il giudice ha quindi fissato la prova per poterla rendere utilizzabile in un eventuale processo sull’inchiesta “fantasma” culminata lo scorso aprile con sette arresti e diversi sequestri dei quali non si è saputo nulla fino ad ora.

Kaftirani ha di fatto confessato di aver usato alias come Costea Sorin, Marius Bogdan Voicu o Andrei Nita, ribadendo al giudice quanto detto ai finanzieri: a suo dire era un irregolare al quale Neviani aveva proposto di prendere in carico dei ruoli in alcune società. Gli sarebbero stati procurati dei documenti falsi con i quali andava dal notaio per farsi intestare le società. Un compito, il suo, che sarebbe poi terminato dopo il rogito perché i ruoli erano fittizi e finalizzati a coprire il reale dominus, indicato dalla procura di Reggio in Fausto Neviani, difeso dall’avvocato Noris Bucchi che non rilascia dichiarazioni in merito.

Nevani è accusato insieme ad altre 14 persone di aver messo in piedi un giro di fatture false per quasi 14 milioni di euro, di aver evaso imposte dirette per circa 28 milioni e Iva per 6,6 milioni e ottenuto addirittura un indebito rimborso Iva per circa 2 milioni, riciclando 6,4 milioni. Cifre da capogiro sulle quali andrà fatta poi la tara col prosieguo dell’inchiesta approfondita con tanto di intercettazioni telefoniche e ambientali.

Oltre a Neviani erano finiti in carcere – sempre su disposizione del gip Ramponi – anche il suo braccio operativo Dionisie Ternovschi (detto Denis), moldavo stabilitosi a Reggio così come Ghenadie Podgornii, residente a Cavriago, conosciuto nei rogiti però come Victor Stratan, alias usato secondo gli investigatori per assumere cariche nelle società, alcune delle quali considerate delle cartiere.

Lo scorso aprile agli arresti domiciliari erano finiti anche l’ex segretaria e braccio destro di Neviani, Gianna Venturelli, la sua ex moglie Maria Lo Brutto e il figlio Luca Neviani, oltre alla commercialista di Casalgrande Giulia Manfredotti, quest’ultima sospesa con provvedimento disciplinare anche dell’ordine dei commercialisti di Reggio Emilia fino al maggio 2022.

Dopo la fase investigativa e la confessione di Kaftirani – in seguito alla quale non è invece stato colpito da alcuna misura – alcuni indagati hanno chiesto di essere interrogati dal sostituto procuratore Iacopo Berardi, titolare dell’inchiesta insieme alla collega Giulia Stignani. Interrogatori in seguito ai quali è uscita dall’inchiesta una nota professionista reggiana, la cui posizione stralciata sarebbe stata archiviata, destino che potrebbe spettare ad altri indagati di secondo piano. Ai principali indagati viene invece contestata l’associazione a delinquere, a cui seguono un lunga serie di reati per un totale di 78 capi di imputazione stilati dalla procura.

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