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’ndrangheta: il caso silipo 

«Gravi le intimidazioni fatte dopo la confisca»

«Gravi le intimidazioni fatte dopo la confisca»

Solidarietà all’amministratrice giudiziaria minacciata all’Ivg I 5 stelle reggiani: «Difendere i rappresentanti dello Stato»

16 ottobre 2021
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REGGIO EMILIA. «Sono gravissime le intimidazioni e le minacce rivolte all’amministratrice giudiziaria, la dottoressa Maria Domenica Costetti, durante un’asta dell’Ivg, l’Istituto di vendite giudiziarie di Reggio Emilia». Come rivelato due giorni fa, Antonio, Salvatore e Giuseppe Silipo sono stati accusati di turbata libertà degli incanti durante la gara per la vendita giudiziaria dei beni delle società a loro confiscate. Dal carcere dell’Aquila Antonio Silipo ha ordinato ai familiari di impedire la messa all’incanto di moto e Mercedes che gli appartenevano. «Questo è quello che emerge tra le nuove contestazioni mosse nell’ambito dell’indagine “Perseverance”, condotta dalla Dda di Bologna», dichiarano in una nota i parlamentari emiliano-romagnoli del Movimento 5 Stelle, Maria Edera Spadoni, Sabrina Pignedoli, Davide Zanichelli, Stefania Ascari, Vittorio Ferraresi, Maria Laura Mantovani, Gabriele Lanzi, Alessandra Carbonaro, Michela Montevecchi, Marco Croatti e Giulia Sarti.

«La mafia continua con questo modus operandi spesso con minacce e intimidazioni ai rappresentanti dello Stato. Tutto ciò deve finire, condanniamo con fermezza queste minacce. Alla dottoressa Costetti la nostra vicinanza; pieno sostegno anche a tutti coloro che combattono ogni giorno questo cancro, così difficile da estirpare, non solo sul nostro territorio. Come sempre dobbiamo continuare a non abbassare la guardia, le organizzazioni criminali sono sempre in agguato», concludono Spadoni, Pignedoli, Zanichelli, Ascari, Ferraresi, Mantovani, Lanzi, Carbonaro, Montevecchi, Croatti e Sarti».

La vicenda è venuta a galla dopo la chiusura delle indagini sull’inchiesta “Perseverance” che ha messo al centro le secondo linee della cosca di ’ndrangheta. Per salvare il salvabile gli ’ndranghetisti si sono spinti a minacciare l’amministratore giudiziario. I tre uomini sono accusati di turbata libertà degli incanti, con l’aggravante del metodo mafioso. L’antefatto avviene nella casa circondariale dell'Aquila, dove Antonio Silipo, 52 anni – coinvolto in Aemilia e colpito da misure di prevenzione tramutate in confisca – è detenuto e da dove impartisce istruzioni ai familiari. L’11 febbraio scorso l’Ivg pubblica sul proprio sito internet l'elenco dei beni confiscati ai Silipo, dividendoli in quindici lotti; tra questi beni una Mercedes e una moto Yamaha. Quando, durante un colloquio dietro le sbarre del 20 febbraio, Antonio lo viene a sapere va su tutte le furie. «No, non devono mettere niente all’asta – dice Antonio ai genitori –. La macchina, la casa, non me la devono toccare! Quella macchina tiene la mia faccia!». Giuseppe Silipo fece poi irruzione durante una visita aperta per valutare i beni in vendita, urlando in modo intimidatorio in direzione dell’amministratore giudiziario e minacciando ogni eventuale compratore. La prima asta va infatti deserta, poi a luglio la vendita riesce in modalità online.

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