Quinta pena definitiva per Grande Aracri
La Cassazione conferma i 30 anni per il boss come mandante dell’omicidio di chi aveva ucciso il padre del pentito Valerio
reggio emilia. Cominciano ad essere pesantissimi i guai giudiziari per il boss 62enne Nicolino Grande Aracri, visto che ora la Cassazione ha sancito come definitiva la condanna a 30 anni come mandante dell’omicidio di Rosario Ruggiero (falegname detto “Tre dita”, ammazzato il 24 giugno 1992 a Cutro) che a sua volta si era macchiato dell’assassinio il 20 luglio 1977 di Luigi Valerio (38 anni), padre di quell’Antonio Valerio che, collaborando con la giustizia, è ora un’autentica spina nel fianco dei clan ’ndranghetisti operanti al Sud come al Nord.
Un pentimento che ha fatto irruzione 4 anni fa nel maxiprocesso Aemilia allora in corso nell’aula-bunker a Reggio Emilia. Dal luogo segreto da cui era collegato in videoconferenza Valerio aveva parlato della morte del padre: «Due giorni dopo che io avevo compito dieci anni – aveva ricostruito il pentito – venne ucciso da Rosario Ruggiero, soprannominato “Tre dita”. Lui sparò, mio papà scese dall’auto e affrontò la morte. Questo nelle regole della ’ndrangheta vuol dire che è morto da “malandrino”, da coraggioso, che non aveva paura della morte. Ma lasciò tre orfani». Ruggiero sarà condannato a 14 anni di carcere e nel 1992 aveva 45 anni quando, da poco uscito di prigione, fu ucciso nella sua falegnameria da un commando giunto a bordo di una Fiat Croma poi bruciata per non lasciare tracce. «Ruggiero stava facendo il prepotente a Cutro – ha raccontato sempre Valerio durante Aemilia – e ormai aveva perso ogni sorta di controllo. Io ero in carcere in quel periodo (per droga, ndr) e venni a sapere tutto da Nicolino Grande Aracri». Su questo delitto però non è stata ancora messa la parola “fine” sul piano giudiziario, perché la Cassazione ha rimandato in Appello a Catanzaro la posizione di Giuseppe Grano che secondo l’accusa era alla guida della macchina usata dal commando nell’agguato a Ruggiero. Per Grano si tratterà del terzo processo d’appello e in questo intricato iter si sono già inserite (precisamente nell’Appello bis) le parole dei pentiti Giuseppe Liperoti (ex tesoriere della cosca Grande Aracri che ha vissuto anche a Brescello) ed appunto Antonio Valerio.
Ritornando al capoclan Nicolino Grande Aracri – da tempo in cella al 41 bis nel carcere milanese di Opera – quest’ultima condanna si aggiunge agli ergastoli (pure definitivi) maturati nei suoi confronti nel processo Kyterion (per l’omicidio nel 2004 del boss rivale Antonio Dragone) e nel processo Scacco Matto (per alcuni delitti), come del resto già passate in giudicato le pene i delitti per Aemilia (6 anni e 8 mesi di cella) e per Pesci (20 anni e 8 mesi di reclusione). In secondo grado è stato condannato all’ergastolo anche in Aemilia ’92 per le uccisioni di Nicola Vasapollo (a Reggio Emilia) e Giuseppe Ruggiero (a Brescello).
T.S.
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