Finto addetto Enel truffava negozi e privati Reggiano condannato
Serena Arbizzi
reggio emilia. Truffava sia le attività commerciali che i cittadini una volta riuscito a carpire la loro buona fede, ma, una volta smascherato, è finito a processo ed è stato condannato.
Dovrà scontare due anni di pena, con revoca della sospensione condizionale, oltre a risarcire la parte civile, difesa dall’avvocato Giuliano Riva, per 10mila euro e a pagare oltre 2mila euro di spese legali, il 34enne reggiano di origine calabrese per il quale ieri mattina il giudice Danilo De Padua ha emesso la sentenza.
I fatti si sono svolti tra il 2015 e il 2016 a Sassuolo (Modena): tra i commercianti presi di mira ci sono la titolare di una lavanderia in centro e il gestore di un negozio di telefonia.
Dopo aver carpito la loro buona fede, il finto addetto si è fatto versare delle somme consistenti.
Nel caso della lavanderia, in particolare, si proponeva come persona in grado di risolvere problemi di vario tipo e di seguire gratis la contabilità del negozio.
Al gestore di telefonia aveva proposto di seguire in prima persona il recupero di un insoluto.
In questo modo, il truffatore è riuscito a farsi versare in più rate oltre 13mila euro da parte della titolare della lavanderia, per le prestazioni effettuate.
Nel dettaglio, questi soldi, servivano per pagare tasse, bollette, spese per un’associazione di categoria, Inail, oneri bancari e per recupero credito, insieme a tanti altri balzelli utilizzati come scusa per intascare in modo illecito la somma in più rate.
Al titolare del negozio di telefonia ha invece riscosso il credito dietro il compenso di 400 euro.
Nel caso di un’altra cittadina, invece, il 34enne era riuscito a stipulare un contratto con il gestore, spacciandosi sempre per un finto addetto. E nella vicenda era entrata anche la madre.
Le scuse adottate erano sempre le stesse: il contratto appariva più conveniente con la società che lui stava proponendo rispetto all’utenza in essere in quel momento.
Così, anche in questo caso, il truffatore era riuscito a farsi consegnare oltre 5mila euro. Una volta firmato il contratto, le cittadine erano state costrette a pagare più tranches per le spese, e scongiurare così il distacco dei contatori.
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