Ciclone in Madagascar, i volontari reggiani combattono per salvare migliaia di sfollati
Sull’isola opera una storica missione di Reggio Emilia, colpiti anche gli edifici della diocesi: «Strade interrotte e tetti scoperchiati»
REGGIO EMILIA. Sabato scorso il ciclone Batsirai ha colpito il sud-est del Madagascar con venti di oltre 200 chilometri orari e piogge torrenziali. Il passaggio del ciclone, che ha attraversato l’isola da est a ovest, ha danneggiato gravemente abitazioni, capanne, chiese ed edifici in muratura nelle regioni di Manakara, Ampasimanjeva, Mananjary, Nosy Varika e Mahanoro.
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Un inferno che ha già causato circa 50mila sfollati e che porterà più di 150mila persone a dover lasciare la propria abitazione, forse per sempre. Un contesto drammatico che sta toccando anche la storica missione della diocesi di Reggio Emilia attiva da anni nell’isola africana e che, ad oggi, conta una dozzina di persone impegnate stabilmente nell’Isola Rossa. Il ciclone, infatti, ha colpito anche alcuni luoghi dove operano i missionari come la parrocchia di Manakara, i padiglioni che accolgono i malati mentali del Centro terapeutico di Ambokala, l’ospedale di Ampasimanjeva – che ora ha il tetto della farmacia e degli alloggi dei dipendenti divelto – e danneggiato la Casa della carità di Mananjary.
Le scuole sostenute dalla Ong “Reggio terzo mondo” (Rtm) nel distretto di Manakara stanno inoltre offrendo in questi giorni riparo a migliaia di sfollati, pur avendo anch’esse subito alcuni danni alle strutture.
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A Manakara, racconta ad esempio don Luca Fornaciari, «molte case sono senza tetto, i pali della luce sono caduti quasi tutti e la strada principale della città è interrotta per gli alberi abbattuti dal vento. In chiesa una ventina di persone sono venute a chiederci un riparo. Intanto le ospitiamo nelle case che abbiamo a disposizione».
Da alcune settimane, inoltre, anche una delegazione della Congregazione mariana delle case della carità guidata dal suo responsabile generale, don Filippo Capotorto, è in visita sull’isola: «Il ciclone – racconta – è entrato in Madagascar sabato sera a Mananjary e ha colpito in particolare il sud dell’isola con forte vento e pioggia. La stima dei danni non è stata ancora fatta perché molte strade sono bloccate dagli alberi sradicati». Alla Fondation médicale di Ampasimanjeva, dove c’è l’ospedale, vive e lavora invece Giorgio Predieri, veterano della missione diocesana: «È da tempo che non vedevo un ciclone così forte. Sono stati divelti i tetti di alcuni edifici e caduti diversi alberi». L’ospedale è l’unico presidio sanitario nel raggio di decine di chilometri e fornisce cure mediche a decine di migliaia di persone. Dai villaggi le persone percorrono lunghi tragitti a piedi per curarsi ma ora ha subito seri danni alla farmacia e nelle case degli infermieri.
«Noi stiamo tutti bene», tranquillizza la volontaria Giada Tirelli: «Stiamo ancora tirando su l’acqua in cappella e nelle varie stanze. Intorno a noi il ciclone ha fatto molti danni: ha scoperchiato diversi tetti, abbattuto tanti alberi e tirato giù lampioni e cavi della corrente. Stanotte tante famiglie hanno dormito nella sala riunioni ma apparentemente sembra che non ci siano feriti».
Da Manakara, infine, il responsabile di Rtm, Giangavino Milia, racconta: «Da sabato le famiglie con abitazioni particolarmente precarie avevano trovato riparo nelle scuole che sosteniamo. A loro si sono aggiunti migliaia di sfollati con case distrutte o allagate. Ora stiamo facendo i sopralluoghi per verificare eventuali danni, in alcuni casi abbiamo già riscontrato tetti divelti e aule inagibili».
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