Guerra in Ucraina, a Reggio Emilia un centro unico per la raccolta di aiuti. Sessanta volontari all’opera
Tanti si sono mobilitati per portare in via Mazzzacurati generi di prima necessità. ll sindaco: «Ci hanno offerto anche case ma occorre usare i canali istituzionali»
REGGIO EMILIA. «I reggiani si stanno mobilitando e l’affluenza in via Mazzacurati già dalle prime ore lo conferma, ma la difficoltà sta nel fatto che l’accoglienza di persone che arrivano alla spicciolata non è programmabile. Già martedì abbiamo ricevuto l’offerta di numerosi cittadini che hanno messo a disposizione una cinquantina di alloggi per ospitare i profughi in arrivo dall’Ucraina e che hanno bisogno di una casa e di tutto». Ieri il sindaco Luca Vecchi, con a fianco l’assessore al Welfare Daniele Marchi e il comandante della polizia municipale Stefano Poma, nella sua veste di responsabile della Protezione Civile, ha fatto visita, a poche ore dall’apertura, al centro di raccolta unico per tutta la provincia di via Mazzacurati.
Il centro è stato organizzato dal Comune in accordo con il Consolato italiano e grazie alla collaborazione della Protezione civile reggiana che garantirà la parte logistica con il supporto di sessanta volontari. Una visita che è servita a fare il punto su come intende muoversi il capoluogo. Lo farà, ha sottolineato Vecchi, «in accordo con gli altri Comuni reggiani e la prefettura per dare una risposta immediata ai primi cittadini ucraini già arrivati e al prevedibile afflusso che verrà».
Due le direttrici di intervento previste: la prima è l’apertura del centro raccolta unico per tutta la provincia (beni e generi alimentari) in via Mazzacurati; la seconda è legata a garantire l’ospitalità per le persone che arriveranno a Reggio. Un fiume di persone che, ha precisato il sindaco, «dovranno essere gestite in accordo con la prefettura e la questura all’interno di una rete perché l’accoglienza di queste persone deve essere pubblica. Al pari dei profughi che arrivano sulle nostre coste dall’Africa o dall’Afghanistan anche i cittadini ucraini dovranno essere inseriti nell’ambito dei programmi di accoglienza per poter disporre delle risorse messe a disposizione dallo Stato».
Insomma, come ha sintetizzato il comandante Poma, alla luce dell’esperienza maturata con il terremoto del 2012 quando era in servizio a Mirandola, «il cuore e la solidarietà dei reggiani sono fondamentali, ma altrettanto essenziale è l’organizzazione per garantire che i beni raccolti arrivino a destinazione». Per questa ragione, ha aggiunto il sindaco, «è possibile che una parte dei beni donati dai reggiani in questi giorni siano destinati anche a chi arriverà in città».
La restante parte invece confluirà in uno dei centri di raccolta nazionali di Milano o più probabilmente Verona, da dove partiranno alla volta dell’Ucraina. Fermo restando, ha chiosato Luca Vecchi, che «partiranno per una destinazione affidabile e con la certezza che arrivino dove c’è necessità».
Per ora le coperte, i prodotti per l’igiene, i generi alimentari a lunga scadenza raccolti saranno stivati e preparati per essere trasportati in uno dei due centri; e non è ancora chiaro, in attesa delle indicazioni del Consolato, chi si dovrà occupare del trasporto.
Coordinati dal responsabile Alfredo Licciardello, sono sessanta i volontari delle sei associazioni reggiane che hanno immediatamente aderito all’appello del Comune a garantire il ritiro dei beni. Oltre agli Alpini, in via Mazzacurati si alterneranno i volontari del Gruppi della Protezione Civile “Città del Tricolore” (i primi a mettersi all’opera), del Gev (Guardie ecologiche volontarie), dell’Ordine di Malta e delle due associazioni di scoutismo Agesci e Cngei. Per ora il centro di raccolta resterà aperto tutti i giorni (sabato e domenica compresi) fino al 10 marzo dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 19.30, ma è ipotizzabile che la raccolta prosegua, vista la massiccia adesione dei reggiani.
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