Il MaMiMò porta in scena lo shakespeariano “Racconto d’inverno” per andare oltre il buio
Marco Maccieri, attore e regista: «Un messaggio potente in un periodo così difficile e pauroso»
REGGIO EMILIA. «Come sempre i classici sanno parlare a tutti, interpretando i segni dei tempi. Per questo motivo siamo ritornati a Shakespeare, senz’altro l’autore che mi porterei dietro nell’isola deserta. Abbiamo scelto “Racconto d’inverno” per dare un segnale di uscita da un periodo brutto e cupo... e per i dieci anni di MaMiMò. Lo facciamo partendo da questo testo corale che impegna tutta la compagnia, ben 15 attori, e prevede danze e canzoni in un rapporto tutto particolare con il pubblico». A parlare è Marco Maccieri, anima della compagnia e regista dello spettacolo che ha debutta venerdì sera sul palco del teatro Piccolo Orologio con repliche sabato 12 (ore 21) e domenica 13 marzo alle 17. E ancora il week end successivo: dal 18 al 20 marzo.
“Un racconto triste è meglio per l’inverno…”. Come il sole sorge a est e tramonta a ovest, la primavera nasce dalla morte dell’inverno. «Un messaggio potente che emerge dal testo di Shakespeare e arriva fino a noi, in un periodo così difficile: l’inverno tornerà sempre, ma la primavera non è mai così lontana. Nella tradizione inglese – prosegue Maccieri – un racconto d’inverno è una storia a tinte cupe che prima porta lo spettatore ad affrontare le sue paure, e poi lo conduce alla loro risoluzione. La prima parte della pièce, infatti, risponde a tutti i connotati della tragedia, mentre nella seconda la trama si svolge fino al lieto fine. Un testo che parla di rinascita inoltre, sempre pensando all’attualità, allude alla guerra tra due re, ma dopo 16 anni di odio loro si perdonano e risolvono tutto. Con forza anche noi cerchiamo di dare gesto di speranza, lanciamo una nuova era. E qual è la cosa che ci salva dalla morte, dalle nostre paure, dal nostro inverno? Tutto il racconto d’inverno sembra cercare di rispondere a questa domanda e Shakespeare sembra avere molto chiara la risposta, che ci rivela solo nel finale: l’arte. In ogni caso metterlo in scena è stato un grande sforzo, poiché ci ha richiesto un lavoro da teatro stabile».
«Vorrei ringraziare La Corte Ospitale e il suo staff – conclude Maccieri – per aver permesso alla compagnia di incominciare questo racconto con un mese di prove in quel luogo denso di fascino e cultura, fondamentale per ritrovare il tempo e il ritmo del teatro e dell’arte».
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