Paolo Nori ad Albinea con la sua lezione su Dostoevskij
Stasera al cinema Apollo la presentazione di “Sanguina ancora”, dopo lo scoppio della guerra e il “valzer” con la Bicocca
ALBINEA. Dopo il dolore per la guerra, dopo il valzer di censure e richiami con l’università Bicocca, torna a sanguinare in pubblico la brillante passione letteraria di Paolo Nori. Lo scrittore originario di Parma, uno dei massimi esperti italiani di letteratura russa, sarà protagonista oggi di un incontro pubblico in programma ad Albinea, nella prima collina di Reggio. L’appuntamento è alle 20.45 al cinema Apollo nel centro del paese per la presentazione del suo ultimo libro “Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij”, edito da Mondadori.
Dopo l’enorme clamore suscitato dalla sospensione del suo ciclo di incontri all’università Bicocca seguito allo scoppio della guerra, Nori ha programmato una serie di lezioni diffuse in tutta Italia su Dostoevskij e l’unica tappa reggiana sarà quella albinetana, promossa dal Comune di Albinea, biblioteca comunale Pablo Neruda e Arci Reggio Emilia. Una scelta precisa del sindaco Nico Giberti: «Ho invitato Paolo Nori ad Albinea non appena ho saputo che l’università Bicocca aveva estromesso il suo corso su Dostoevskij dalla programmazione. Sono davvero molto lieto che abbia accettato il nostro invito».
L’occasione è gustosa, come sempre con Nori. Scrittore, traduttore, è un appassionato conoscitore e lettore di letteratura russa fin da ragazzo quando si imbatte in “Delitto e castigo” di Dostoevskij. «La scoperta è a suo modo violenta: quel romanzo, pubblicato centododici anni prima, a tremila chilometri di distanza, apre una ferita che non smette di sanguinare. “Sanguino ancora. Perché?”, si chiede Paolo Nori, e la sua è una risposta altrettanto sanguinosa, anzi è un romanzo che racconta di un uomo che non ha mai smesso di trovarsi tanto spaesato quanto spietatamente esposto al suo tempo. In occasione dei 200 anni dalla nascita di Dostoevskij, Paolo Nori firma per Mondadori una biografia sotto forma di romanzo, Premio Selezione Campiello 2021. Nel testo, si legge nella motivazione, «l’autore ricostruisce gli eventi capitali della vita di Dostoevskij e al contempo lascia emergere ciò che di sé, quasi fraternamente, Dostoevskij gli lascia raccontare. Perché di questa prossimità è fatta la convivenza con lo scrittore che più di ogni altro ci chiede di bruciare la distanza fra la nostra e la sua esperienza di esistere. Ingegnere senza vocazione, genio precoce della letteratura, nuovo Gogol’, aspirante rivoluzionario, condannato a morte, confinato in Siberia, cittadino perplesso della “città più astratta e premeditata del globo terracqueo”, giocatore incapace e disperato, marito innamorato, padre incredulo (“Abbiate dei figli! Non c’è al mondo felicità più grande”), goffo, calvo, un po’ gobbo, vecchio fin da quando è giovane, uomo malato, confuso, contraddittorio, disperato, ridicolo, così simile a noi».
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