In 5 anni fatture false per 2,2 milioni. La Finanza scopre 11 società inesistenti
La Finanza di Chiavari fa scattare sequestri e sette denunce. L’inchiesta è nata a Reggio Emilia da tre ditte edili intestate a calabresi
REGGIO EMILIA. Tre società edili (sulle undici incriminate, cinque erano in provincia di Genova) avevano la sede legale a Reggio Emilia ed erano intestate a calabresi per i quali il legame con la ’ndrangheta non è provato, ma comunque considerati dagli inquirenti contigui a quell’ambiente. Ha avuto origine nella nostra città, grazie a verifiche della guardia di finanza, l’indagine delle Fiamme Gialle di Genova che ha portato a scoprire un giro milionario di fatture false, conclusosi ieri con l’esecuzione di sequestri di beni mobili e immobili per un ammontare di 760mila euro e con sette denunciati per reati fiscali.
Il prologo dell’inchiesta è una denuncia, eseguita dal comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Emilia, su tre società cartiere – tutte operanti nel settore dell’edilizia, una con sede in città ma intestata a una persona residente a Reggio Calabria e altre due “aperte” nel Genovese da calabresi domiciliati qui – che presentavano le caratteristiche classiche delle cartiere: ditte individuali, un’attività inesistente, l’intestazione a una “testa di legno” e l’emissione di una montagna di fatture.
La segnalazione è passata per competenza territoriale alla Procura di Genova, che a inizio 2020 ha avviato l’inchiesta affidata alla Compagnia di finanzieri di Chiavari.
Man mano che le Fiamme Gialle hanno ricostruito i passaggi di denaro è emerso come undici società, con sede legale tra il Nord e la Calabria – Genova, Mantova, Parma, Modena, Reggio, Catanzaro e Crotone –, negli anni dal 2016 al 2021 abbiano sistematicamente emesso fatture per operazioni inesistenti a favore di altre sette società: lavori edili fittizi, finalizzati all’evasione delle imposte dirette e dell’Iva per oltre 880mila euro. Le società che emettevano le fatture fasulle erano “scatole vuote”: nessuna dichiarazione fiscale, nessun dipendente e una significativa sproporzione tra le fatture emesse e gli acquisti effettuati nel tempo, in alcuni casi completamente assenti. Ditte individuali “di facciata”.
Dall’analisi della documentazione bancaria è emerso che, in corrispondenza dei bonifici disposti dai vari clienti a pagamento di fatture, i titolari delle “cartiere” eseguivano numerose operazioni di prelievo in contanti, altra caratteristica tipica delle cartiere.
Ieri all’alba i finanzieri hanno tirato le fila: su undici legali rappresentanti, sette sono stati denunciati per emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazioni fraudolente, al contempo sono stati eseguiti sequestri di immobili e di conti correnti per 760mila euro. Gli inquirenti hanno calcolato che in cinque anni le ditte abbiano “macinato” fatture false per un ammontare complessivo di 2 milioni e 247mila euro.
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