Festa della Liberazione a Reggio Emilia, sventola il tricolore di Morelli
La bandiera issata dal partigiano sul municipio nel 1945 donata al sindaco
Il tricolore del “Solitario” consegnato al Comune. Ieri nella Sala del Tricolore il sindaco Luca Vecchi ha ricevuto in dono da Chiara Morelli, nipote del partigiano e giornalista Giorgio Morelli (nome di battaglia “Il Solitario”), la bandiera sventolata dal balcone del municipio nel pomeriggio del 24 aprile 1945, giorno della Liberazione di Reggio Emilia. Il giovane resistente era stato il primo a entrare in città sventolando un tricolore in sella alla sua bicicletta. Lo stesso drappo, fu poi issato intorno alle 16.20 sul balcone del municipio da Morelli e da altri tre partigiani delle Fiamme Verdi. Si torna quindi alla giornata della Liberazione della città, avvenuta il 24 aprile 1945.
Quella mattina, dopo una notte di intensi movimenti nemici di truppe in ritirata, le avanguardie statunitensi della 34esima Divisione RedBull giunsero alle porte della città arrestandosi a San Maurizio dove si incontrarono con i partigiani della 37a Brigata Gap. Intanto le formazioni partigiane si avvicinarono nella mattinata, concentricamente, alla città: dalla via Emilia, da sud sulla statale 63 e da Montecchio-Cavriago, da nord ancora sulla 63. Il Cln (Comitato di liberazione nazionale) aveva respinto la resa offerta dal vice-capo della Provincia Ercelli: Reggio doveva essere liberata dalle formazioni partigiane. I fascisti erano fuggiti il giorno prima, mentre gruppi di tedeschi, ormai sbandati, cercavano di lasciare la città per dirigersi verso il Po, aprendosi la strada combattendo senza risparmio di forze a Reggio come in tutta la provincia. Scontri si ebbero intorno alle 13 nelle zone di Due Maestà, Buco del Signore, San Pellegrino e Rivalta; mentre i partigiani provenienti dalla montagna e collina erano già alla periferia di Reggio, le squadre Sap cittadine uscirono allo scoperto effettuando alcuni colpi di mano nei confronti dei tedeschi ancora presenti in città. Intorno alle 16, varie pattuglie della 26esima Brigata, aggirate le postazioni tedesche, entrarono in città da Porta Castello. Contemporaneamente vari gruppi di sappisti scandianesi e delle Fiamme verdi attraversarono la circonvallazione ed entrarono a loro volta in città, tra Porta Castello e San Pietro, bersagliati dalla raffiche dei franchi tiratori fascisti.
Nell’attuale via Tassoni, a San Pellegrino, furono uccisi il garibaldino Tim (Enzo Lazzaretti) e Grappino (Bruno Bonicelli) delle Fiamme Verdi, in piazzale Lepanto cadde la partigiana Mimma (Maria Montanari). Morelli, sceso dalla montagna, entra in città con il suo tricolore, un momento che racconterà in tempo reale in un celebre articolo uscito nel numero di “Reggio Democratica” del 25 aprile 1945.
L’omaggio di ieri permette di ridonare attenzione a una delle figure più peculiari della Resistenza reggiana. Nato nel 1926 a Reggio, appassionato di giornalismo, animato da una forte fede cattolica e dalla contrarietà al regime, inizia a scrivere nell’autunno 1943 per i ciclostilati clandestini “Fogli Tricolore”, firmandosi “Il solitario”. Nella primavera del 1944 sale in montagna, si unisce alla 284° brigata delle Fiamme Verdi guidata da “Carlo”, don Domenico Orlandini e assieme a Eugenio Corezzola crea il giornale partigiano “La Penna”, divenuto poi dopo la guerra la “Nuova Penna”. È legatissimo a Mario Simonazzi, “Azor”, vice-comandante cattolico della 76esima Brigata Sap ucciso nel marzo 1945 da partigiani comunisti. Quella vicenda lo porta a scrivere, già nei primi giorni della Liberazione, le uccisioni del cosiddetto triangolo rosso. Viene espulso dalla neonata Anpi per “indegnità” e il 27 gennaio 1946 viene colpito da sei colpi di pistola mentre rientra a casa a Borzano. Le ferite causarono il decesso il 9 agosto dello stesso anno, a 21 anni. Gli autori dell’aggressione non sono mai stati identificati.