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Bernini: «Si riaprano le indagini di Aemilia. Forza Italia perseguitata»

Bernini: «Si riaprano le indagini di Aemilia. Forza Italia perseguitata»

L'attacco del forzista e scrittore al dibattito "Storie di ordinaria ingiustizia" con Palamara

05 maggio 2022
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REGGIO EMILIA. «Chiedo la riapertura di Aemilia, bisogna riaprire le indagini sulle collusioni fra politica e ’ndrangheta in Emilia».
È andato decisamente all’attacco – martedì sera a Parma, nel dibattito “Storie di ordinaria ingiustizia” con l’ex magistrato Luca Palamara – il politico forzista parmigiano e scrittore Giovanni Paolo Bernini che con la maxi inchiesta contro la ’ndrangheta al Nord ha avuto molto a che fare: accusato in Aemilia inizialmente di concorso esterno in associazione mafiosa e poi di voto di scambio politico-mafioso, l’esponente di Forza Italia è stato prosciolto in via definitiva con la dichiarazione di prescrizione del reato di corruzione elettorale semplice. Una vicenda giudiziaria che l’ha segnato, a cui ha replicato sia nelle aule di tribunale, sia raccontando la sua storia in un libro.

«Senza nemmeno un interrogatorio – ha rimarcato Bernini – mi trovai sul tg a seguito della solita abominevole conferenza-stampa in pompa magna sulla più grande retata contro la mafia cutrese al Nord con epicentro a Reggio Emilia. Oltre 200 indagati e due politici di Forza Italia (oltre a lui il reggiano Giuseppe Pagliani, ndr), ma tutti sanno che qui dal 1945 non si muove paglia se non sei del Pd. Chiedo la riapertura di Aemilia».

E da Bernini sono poi arrivate parole dure contro quello che considera il suo acerrimo nemico, cioè Marco Mescolini, magistrato allora nella Dda di Bologna e che tirò le fila investigative della complessa inchiesta Aemilia. «Dobbiamo far sì che dalle ferite che abbiamo subito dalla mala giustizia possa nascere qualcosa di buono – sottolinea infine Bernini – Luca Palamara è stato un responsabile della creazione del Sistema che mi ha aggredito. Ma per me era inaccettabile che Luca fosse additato come l’unico responsabile. Ho capito in quel momento che Luca deve stare da questa parte per cambiare le cose».

Gli ha fatto eco lo stesso Palamara: «Il mio è un racconto “per” , non “contro”, per squarciare il velo dell’ipocrisia delle istituzioni e della magistratura. La gestione del potere riguarda pochi magistrati in una comunità nazionale di diecimila membri. La magistratura è stata governata da un’alleanza tra la magistratura di sinistra e quella di centro. Per assumere decisioni e fare nomine occorre avere la maggioranza nel Consiglio superiore della magistratura pari a 13 voti. Per ottenerli ci si allea tra correnti, tra magistrati e membri ‘laici’ indicati dalla politica. Le correnti si parlano tra loro, parlano con i membri laici o direttamente con i politici. Da questi rapporti sappiamo le degenerazioni che sono scaturite».


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