Gli interventi dei poliziotti “ispirati” da fatti di cronaca accaduti a Reggio Emilia e provincia
Un filo rosso collega Pieve Modolena, Fabbrico e Campovolo
Reggio Emilia Alzi la mano chi è stato al Campovolo per Luciano Ligabue lo scorso 3 giugno e ha notato misure anti-terrorismo.
Eppure, la Questura di Reggio Emilia (con il supporto di altre forze dell’ordine) ha elaborato un piano di sicurezza che includeva possibili scenari di attacchi terroristici. I plinti di sicurezza e i controlli con i cani rappresentano due esempi e anche l’ordinanza anti-alcol voluta dal sindaco reggiano Luca Vecchi rientra in tale direzione. Lo stesso questore di Reggio Emilia Giuseppe Ferrari ha subito apprezzato la misura. Un ferimento con una bottiglia di vetro in un luogo nel quale si concentra oltre un centinaio di migliaia di persone può dar luogo a scene di panico.
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Un altro modello introdotto per l’inaugurazione della Rcf Arena Reggio Emilia all’ex aeroporto è il Centro operativo di sicurezza con undici postazioni alle spalle del palco. Tale Centro permette di monitorare con le telecamere quanto accade all’Arena e nei suoi paraggi. Gli agenti dell’Unità operativa primo intervento (Uopi) sono scesi in campo all’ex aeroporto per garantire la sicurezza al concerto del Liga. I poliziotti specializzati sono formati per esperienze ben peggiori di un maxi evento.
Lo stesso discorso vale per i negoziatori, introdotti nell’ottobre 2020 presso la Polizia di Stato. Circa due anni prima, era stato il personale del reparto operativo dei carabinieri di Reggio Emilia a intervenire in una situazione critica a Pieve Modolena.
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Era il 5 novembre 2018 quando Francesco Amato, condannato in primo grado al processo Aemilia, entrava poco dopo le 9 con un coltello all’ufficio postale di Pieve Modolena.
Amato prese in ostaggio per oltre sette ore quattro impiegati e il direttore dello sportello, chiedendo di parlare con gli allora ministri Matteo Salvini (Interno) e Alfonso Bonafede (Giustizia).
I carabinieri e i poliziotti hanno circondato l’edificio di via Fratelli Cervi 160. I primi avviarono trattative intense con Amato sia al telefono sia attraverso i vetri dell’edificio. I negoziatori hanno fatto leva sulla fede e sull’eco mediatica dell’evento, riuscendo infine a far uscire Amato dall’ufficio per arrestarlo.
In seguito, lo stesso ha ricevuto una condanna in primo grado a sei anni e quattro mesi per sequestro di persona e porto abusivo di coltello.
Era il 7 giugno di quest’anno quando la Digos reggiana ha arrestato a Fabbrico Yaseen Tahir, considerato dalla Dda di Genova il capo di una cellula di terrorismo islamico legata a un attentatore di Charlie Hebdo.
Il primo maggio di quest’anno, un uomo era stato denunciato per minacce con un bastone a Fabbrico. Ecco alcune ispirazioni concrete della simulazione di ieri.
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