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«L'artigiano non morì d'infarto, cadde da un ponteggio di fortuna»

Tiziano Soresina
«L'artigiano non morì d'infarto, cadde da un ponteggio di fortuna»

Le indagini della famiglia fecero riaprire il caso: quattro a processo 

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Canossa L’11 luglio di sette anni fa era scattato l’allarme da una casa in ristrutturazione a Canossa, e con l’elisoccorso era stato trasportato d’urgenza in ospedale a Parma Rocco Fazio, artigiano edile 60enne d’origine calabrese.
 
I primi accertamenti medici parlavano di un infarto e di relativa caduta a terra (con trauma cranico) dell’artigiano mentre era intento a lavorare nel cantiere. Condizioni cliniche talmente gravi che il giorno dopo il 60enne muore. Quello che pare un decesso naturale porta – in ospedale – all’espianto di alcuni organi, la salma sarà cremata e l’indagine aperta dalla Procura viene archiviata come fatalità.
 
Ma la famiglia Fazio non si dà pace, trova tutto troppo strano e contatta telefonicamente (lo fa la figlia) chi stava lavorando quel giorno insieme al familiare (un artigiano egiziano) e quel contatto sarà il punto di partenza di indagini difensive poi portate in Procura dagli avvocati Alessandro Carrara e Romina Ferrari che tutelano gli eredi (la madre e due figli) costituitisi parte civile. «Nella telefonata opportunamente registrata dalla figlia – hanno spiegato ieri ai cronisti i due legali al termine della prima udienza – il collega di lavoro ha rivelato che in realtà Fazio stava intonacando su un ponteggio di fortuna, instabile, visto che le tavole di legno poggiavano su delle casse d’acqua di plastica.
 
Da qui la caduta, pagata con la vita. Il collega non pensava che Fazio morisse, però per evitare sanzioni aveva fatto sparire il ponteggio e l’Ausl non trovò nulla di anomalo quando fece il sopralluogo». Una ricostruzione che poi è collimata con la relazione effettuata dai due professionisti incaricati dalla famiglia a valutare le relazioni mediche sull’accaduto: a determinare la morte il forte trauma cranico, conseguenza di una caduta da una certa altezza. Analisi medico-legale e testimonianza fanno riaprire il caso, inquadrandolo come infortunio mortale sul lavoro: la pm Maria Rita Pantani mette nel mirino – accusandoli di omicidio colposo – i due proprietari (marito e moglie) dell’abitazione in ristrutturazione, il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza in cantiere. Secondo il magistrato inquirente i quattro indagati (ora imputati) avevano “omesso di verificare il rispetto delle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro”.
 
In udienza preliminare il gup Andrea Rat ha rinviato a giudizio i quattro imputati e ieri si è aperto il processo davanti al giudice Giovanni Ghini.
 
I proprietari della casa sono difesi dall’avvocato Noris Bucchi che si limita a dire: «i miei assistiti contestano fermamente gli addebiti e nel corso del processo dimostreranno la loro completa estraneità ai fatti». Il direttore dei lavori è assistito dal legale Alessandro Righi, mentre l’avvocato Corrado Vacirca difende il responsabile della sicurezza. Solo a marzo si entrerà nel vivo di questa vicenda giudiziaria. l
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