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L’inchiesta

«Il Pos obbligatorio ci voleva ma toglieteci le commissioni»

Gabriele Farina
«Il Pos obbligatorio ci voleva ma toglieteci le commissioni»

Reggio Emilia: via alle multe per i professionisti che non accettano i pagamenti elettronici. Reggiani (Assotabaccai): «Costi insostenibili per le attività più piccole»

30 giugno 2022
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Reggio Emilia Non hai il Pos? Scattano le multe. Da oggi diventa effettivo l’obbligo per commercianti, professionisti e artigiani di accettare i pagamenti elettronici.

Tale obbligo era stato previsto già dal decreto legislativo 179/2012 ed era entrato formalmente in vigore dal 30 giugno di otto anni fa. Mancavano tuttavia le sanzioni per i trasgressori.

I clienti che si vedono rifiutati un pagamento con carta di credito, di debito o prepagata possono da oggi ricorrere per far valere un proprio diritto. Le forze dell’ordine possono disporre controlli anche senza le segnalazioni specifiche dei consumatori.

Tra i soggetti alle norme rientrano ristoratori e baristi, negozianti e ambulanti, falegnami e fabbri, idraulici e barbieri, parrucchieri ed estetisti, notai e avvocati, medici e consulenti del lavoro, commercialisti e ingegneri, geometri e dentisti.

Le polemiche non mancano in seno allo stesso governo Draghi. «L'obbligo del Pos imposto anche alle rivendite di prodotti tassati alla fonte, come sigarette e valori bollati, costituisce un inspiegabile aggravio». Le dichiarazioni non sono di un componente dell’opposizione, ma del sottosegretario all’Economia, Federico Freni.

Concorda sul punto Lorenzo Reggiani, coordinatore di Assotabaccai Reggio Emilia. «L’entrata in vigore della norma che introduce le sanzioni in caso di mancato utilizzo del Pos rischia di tradurre il provvedimento in costi insostenibili per le imprese più piccole, specie a conduzione familiare – sostiene Reggiani –, ma annullerebbe lo stesso principio condivisibile alla base delle sanzioni per alcune tipologie di impresa: la lotta all’evasione fiscale, tramite l’obbligo di accettazione di pagamenti con carta e bancomat, è un controsenso nel caso delle tabaccherie che sono, infatti, concessionarie dello Stato».

Le sanzioni possono variare di molto. È infatti prevista una quota base di trenta euro in caso di accertata violazione più il 4 per cento della mancata transazione digitale. Se il professionista rifiuta di far pagare cento euro con il Pos, avrà una multa aggiuntiva di quattro euro. Se la cifra richiesta è di mille euro, la multa sarà più salata di quaranta euro e così via.

Sono previste eccezioni che per le associazioni di categoria possono trasformarsi in scappatoie: non scattano sanzioni se il Pos risulta fuori uso. Resta la domanda: chi controlla?

Un’altra questione aperta è: chi ci guadagna? Un percorso tra i commercianti reggiani mete in risalto un tema di fondo: il costo delle commissioni bancarie.

«La gente si inferocisce con noi se diciamo di no a una transazione elettronica per il caffè – osserva Tazio Musi, titolare del bar Pietranera –, ma a noi quella transazione “mangia” quasi il guadagno. Il Pos ci costa ottocento euro al semestre. Sul caffè, se va bene, guadagniamo 18 centesimi. Non possiamo lavorare per non guadagnare».

Non è l’unica voce critica al riguardo. «Il cliente ha il diritto di pagare in modo elettronico – concede Valerio Zerbini, titolare di Vestopazzo –. Tuttavia, le commissioni bancarie devono essere proporzionate. Se la banca mi chiede cinquanta centesimi su una transazione da due euro come faccio?» .

«L’obbligo del Pos va bene – ribadisce Giovanni Morra, titolare dell’ottica G&G –, a patto che si tolgano le commissioni bancarie».

Le quote percepite dalle banche per i pagamenti elettronici sono analizzate anche da Alessandro Assad, titolare del Caffè del Monte. «Ci sta digitalizzare e tracciare i pagamenti – sostiene Assad –, ma le commissioni sono piuttosto elevate. I pagamenti elettronici sono sicuramente da incentivare. Bisogna però rendere sostenibile la misura per le attività».

Invocare una riduzione delle commissioni bancarie è una richiesta trasversale, che travalica le singole categorie. «Occorreva rendere obbligatoria la possibilità di pagare con il Pos – sostiene il parrucchiere Giordano Salvatore, co-titolare di Giordano & Ivano –. Sarebbe però meglio non avere le commissioni bancarie da pagare».

Una linea simile percorre Giorgia Zanichelli, titolare della boutique Dida dit. Zanichelli si dice la prima a richiedere da cliente il pagamento elettronico, una possibilità offerto alle clienti del proprio negozio. Esiste, anzi resiste un “ma”.

«L’unico problema è rappresentato dalle commissioni bancarie – dichiara l’esercente –. Tutti i mesi pago una quota compresa tra i settanta e gli ottanta euro di commissioni: così non va bene».

Poco distante, si incontra un nuovo bar in via Emilia San Pietro. «Si potrebbero trovare metodi di pagamento senza commissioni – suggerisce Tatiana Grigoras da dietro il bancone – e qualcuno esiste già».

Parlando di ristorazione, ha le idee molto chiare Stefano Incerti, titolare della gastronomia Da Ligabue. «Far pagare i clienti con il Pos è normale – rimarca Incerti –. Rimangono però molti costi accessori rispetto ai pagamenti in contanti».

Chi tiene a separare i due piani (il Pos e le commissioni) è Grazia Iori, che interviene dal negozio Outluxury Reggio Emilia.

«L’obbligatorietà per il Pos ci voleva – conclude Iori –. Per me è fondamentale anche per pagare il caffè. Il discorso per le commissioni è diverso. In generale, meno contanti ho alla sera quando chiudo il negozio e più sono felice. Sarebbe stato però doveroso sistemare le commissioni bancarie a monte prima di introdurre la nuova misura per il Pos». l