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Reggio Emilia, esercenti contro il Comune: «Una buffonata che non risolve il degrado»

Gabriele Farina

	Le ordinanze anti-alcol sollevano critiche degli esercenti
Le ordinanze anti-alcol sollevano critiche degli esercenti

I negozianti invocano una maggiore presenza delle forze dell’ordine: «Sì al presidio fisso»

01 luglio 2022
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Reggio Emilia Una «buffonata» o un provvedimento giusto? Il dibattito è aperto.

Gli esercenti della città del Tricolore assumono prospettive differenti, talvolta radicalmente opposte, in merito alle quattro ordinanze valide fino al 31 ottobre per contrastare il consumo di alcol in diverse zone del centro storico reggiano.


Nella prima categoria rientra a pieno diritto Daniele Melis, titolare del Caffè della Borsa in Galleria Cavour. L’attività si affaccia su piazzale della Vittoria e rientra nella prima area, ovvero “via Roma-zona Teatri”. Nella superficie interessata è in vigore un’ordinanza più forte: al divieto di consumo di bevande alcoliche negli spazi pubblici (al di fuori delle distese) a ogni del giorno e della notte si mescola il divieto di vendere bevande alcoliche da asporto ogni giorno dalle 15 alle 7 dell’indomani.


Questione di metri e l’attività sarebbe rientrata nella quarta zona, che include il parcheggio Zucchi e viale Santo Stefano fino a piazzale Gioberti. In tale area, è in vigore il divieto di consumare bevande alcoliche “h 24”, non il divieto d’asporto.


«L’orario del degrado è sempre lo stesso – afferma Melis – ovvero dalle 17 alle 18. Se si interviene con due agenti della Polizia locale si risolve già il problema. Le persone che creano degrado non prendono una birra da tre o cinque euro nel nostro bar, ma vanno al discount e ne spendono uno. Fai passare gli agenti della Polizia locale in bicicletta, vai da chi disturbi e non c’è più il problema: lo risolvi all’istante».


Il giudizio sull’ordinanza dell’esercente è netto e sprezzante al tempo stesso: «Una buffonata, un palliativo con cui il Comune può dire “ho fatto qualcosa”. Far passare gli agenti garantisce invece sicurezza alle persone. Si svolge anche un servizio utile alla cittadinanza».


Melis cita esempi di altri territori italiani e suggerisce presidi fissi delle forze dell’ordine per contrastare il degrado. «Basta un gabbiotto con due ausiliari – ribadisce l’esercente –. Se come cittadino li vedo per strada non mi spavento, anzi: sono contento per la loro presenza. Se succede qualcosa so che ci sono le forze dell’ordine nel gabbiotto. Non serve mica l’esercito».


Critica è la voce anche di Igli Xhacka, titolare del Cafè Cristal. «I ragazzi che vengono a fare aperitivo da noi mica spacciano – esclama Xhacka –. Le bottiglie le prendono a poco nei supermercati e negli alimentari. Già noi esercenti siamo in difficoltà per tutto il resto. Lavoriamo molto con i cocktail d’asporto. Se ci dovessero togliere anche quelli potremmo chiudere. Non parlo soltanto di noi, ma anche di tutte le altre attività della nostra zona».


La zona è la quarta, in cui sono in vigore misure più elastiche rispetto alle altre tre: al divieto di consumare bevande alcoliche su suolo pubblico non si accompagna il divieto di asporto delle stesse.


Tale divieto si applica invece in via Roma, la prima strada inclusa nelle quattro ordinanze adottate dal Comune. «L’ordinanza per via Roma e dintorni può servire – interviene Cristian Cocchi, titolare della trattoria A’marcord –, ma mi auguro in futuro non ci possa più essere bisogno di tali restrizioni. Sarebbe bello camminare e bere una birretta».
 

Via Roma è stata oggetto di controlli specifici da parte delle forze dell’ordine. La stretta voluta dalla Questura di Reggio Emilia ha determinato sette denunce, trecento identificazioni, cinque ordini di allontanamento, undici locali sanzionati e multe per oltre trentamila euro.

L’esercente è favorevole a una presenza massiccia da parte delle forze dell’ordine. «I controlli devono continuare – domanda Cocchi –. Si sanno chi sono le persone che spacciano».

Lo spaccio non è l’unico elemento nel mirino della zona. Il consumo di alcol è sovente problematico e talvolta i negozi etnici finiscono nell’occhio del ciclone. Sritharan Thambiayah è il titolare del negozio di alimentari Susan di via Bellaria. La strada laterale di via Roma è inclusa nella prima zona.
 

Thambiayah non può quindi vendere ogni giorno bevande alcoliche dalle 15 alle 7 dell’indomani. «L’ordinanza non ci cambia più di tanto», replica l’esercente. Il titolare invita a considerare il tipo di clientela familiare che popola il locale.


Semmai, sposta l’attenzione su una riflessione comune a molti esercenti. «Le persone non comprano l’alcol da noi – aggiunge il negoziante – ma vanno a duecento metri da noi e lo prendono anche a meno».


I limiti fisici definiti dalle ordinanze possono essere infatti valicati dalle persone. «Serviva un segnale forte per iniziare a eliminare il degrado – sostiene Gaetano Demeco, socio del Caffè Diemme in piazza Martiri del 7 luglio –. Alla sera abbiamo un po’ di timore appena chiudiamo le attività, nonostante passi qualche pattuglia: non è incoraggiante».


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