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«L’accordo? Un brodino, la “fame” di medici resta»

Gabriele Farina
«L’accordo? Un brodino, la “fame” di medici resta»

Grassi (Fimmg): “Candidati, diteci cosa farete per Reggio Emilia”

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Reggio Emilia «Un piccolo cucchiaio di brodo a fronte di una fame enorme».

Non serve scomodare il caldo dell’estate 2022 per comprendere l’insoddisfazione di Euro Grassi, presidente di Fimmg. La Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) ha sottoscritto l’accordo con la Regione, lo Snami e la Cisl Medici l’accordo per i medici di emergenza territoriale (Met).

Il documento è valido fino al termine del 2024 e include, tra gli altri aspetti, incentivi economici per il personale con l’obiettivo di ovviare alle carenze di personale.

In tal senso, la misura per Grassi può essere necessaria, ma non sufficiente. «La vera questione nella provincia di Reggio Emilia è che non si risolverà quasi per nulla il problema delle carenze – assicura il presidente Fimmg – perché i medici non ci sono. Non sono stati formati i medici di medicina generale con i tirocini e permane il numero limitato a medicina. Si vedrà se si potranno utilizzare ancora i medici pensionati, ma finita la pandemia torneranno a casa».

Il medico analizza più da vicino gli scenari di Reggio Emilia e della provincia reggiana. «A Reggio Emilia ci sono circa 310 medici di medicina generale – aggiunge Grassi – e la situazione risulta stagnante».

Parlando di cifre, il neurologo mette a confronto sia i numeri del pronto soccorso sia i servizi offerti in media dai medici di medicina generale. «Al pronto soccorso sono seguite circa trecento persone al giorno – stima il medico – e ogni medico di medicina generale segue in media 120 pazienti al giorno».

Il numero dei pazienti in assoluto, sottolinea però Grassi, è ben più elevato. «La maggior parte dei medici reggiani ha dai 1.500 ai 1.800 assistiti – prosegue il neurologo –. Un tirocinante ne può seguire fino a mille: come fa? Come gestisce le urgenze? Chi ci propone le soluzioni per i problemi non sa come lavoriamo. Abbiamo esaurito i medici disponibili».

Un punto di frizione tra il presidente Fimmg e la Regione riguarda le misure per contrastare la burocrazia. La Fimmg ha sottoscritto (sempre con Snami e Cisl Medici) un accordo per alleggerire le carte da compilare, dare maggiori risorse al personale e ai medici in formazione, aumentando le quote massime dei pazienti in carico.

Il giudizio critico di Grassi non si limita al tetto dei pazienti che ogni medico può seguire. «I medici si aspettavano di essere scaricati dai compiti in eccesso – sottolinea il presidente – e non di averne di nuovi».

Il neurologo ricorre a un esempio particolare per indicare un malessere percepito come diffuso. «L’altro giorno mi ha telefonato un medico – dice Grassi – che era ancora in studio alle 23,45. Aveva iniziato a lavorare alle 8,30, fermandosi unicamente per un pranzo veloce. Il medico aveva visitato soltanto otto persone, tutto il resto del tempo era passato tra la burocrazia e servizi che non avrebbe dovuto svolgere, come dare i certificati per le persone con un tampone positivo?».

Nell’accordo “anti-burocrazia” valido fino al 30 giugno 2023 la Regione prevede l’impiego di infermieri e collaboratori di studio a supporto dei medici di famiglia.

Il presidente Fimmg sottoscrive e presenta una “lista della spesa”. «Abbiamo bisogno di poco, a partire da due infermieri a testa – elenca Grassi –. Ci sono, ma sono impiegati in altri settori. Inoltre, serve un collaboratore di studio e una rete informatica vera, in cui sia possibile inserire i dati degli assistiti in modo diretto. Gli strumenti di telemedicina a Reggio Emilia ci sono informatica vera, diretta con dati di assistiti. Servono gli specialisti che rispondano in modo immediato, non dopo un mese».

Dagli specialisti si passa ai laureati e ancor prima ai diplomati. Il numero chiuso in Medicina rappresenta un tema molto dibattuto negli ultimi anni. «Chi si iscrive all’università adesso impiegherà sei anni per laurearsi – espone Grassi – mentre l’emergenza durerà per i prossimi quattro. Va bene dunque abolire il numero chiuso, ma bisognerebbe chiedersi perché gli italiani si vanno a laureare in Medicina all’estero. Inoltre, sarebbe il caso di sapere perché l’Emilia Romagna non aumenta le borse di studio con risorse proprie, come stanno facendo invece altre Regioni, come la Puglia, la Sicilia e la Campania».

Il presidente Fimmg non risparmia attacchi a chi ambisce a un posto in Parlamento. «Come Federazione chiederemo ai politici in campagna elettorale cosa vogliono fare nel territorio per la sanità – anticipa Grassi –. Partiamo dal dato di base che ogni medico ha circa 1.500 assistiti. Chiediamo ci mettano nelle condizioni di lavorare, eliminando la burocrazia».

Il neurologo lancia dunque un appello: «I medici di medicina generale stanno lavorando a mani nude, sommersi dai compiti altrui. Anche per le vaccinazioni non sarà facile».