Ferrari: «L’intesa peggiora l’organizzazione del nostro lavoro»
La posizione della direttrice del dipartimento di Emergenza-Urgenza del Santa Maria Nuova
Reggio Emilia «L’intesa peggiora l’organizzazione del nostro lavoro». La dottoressa Anna Maria Ferrari dirige il dipartimento di Emergenza-Urgenza dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.
Inoltre, Ferrari è presidente dell’Ordine dei medici della provincia reggiana. «L’intesa pone limiti al nostro operato – esordisce la direttrice – e probabilmente avremo difficoltà e dovremo rivedere la nostra organizzazione del lavoro».
Riorganizzare il lavoro è la cornice di base dei cinque accordi annunciati dalla Regione per far fronte alle sfide emerse negli ultimi due anni con l’insorgere dell’emergenza sanitaria. Le risposte non trovano tutti concordi.
«Fino a oggi i medici di emergenza territoriale hanno potuto dare una mano agli altri medici nei momenti in cui non sono impegnati sul territorio, ma all’interno del pronto soccorso – approfondisce Ferrari –. Dopo l’accordo invece non potranno più».
Nella nota diffusa dalla Regione si apprende che «i medici di emergenza territoriale potranno decidere di operare all’interno dei servizi di pronto soccorso e nei punti di primo intervento».
Segue una specifica sugli orari minimi (12 ore) e massimi (57) settimanali e sulla formazione specifica in merito.
Gli incentivi economici rappresentano un fattore importante nell’accordo siglato tra la Regione e le organizzazioni sindacali Fimmg, Snami e Cisl Medici. Più volte l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, si è speso su temi quali la lotta alla burocrazia e la valorizzazione delle competenze apprese dai medici nel corso della lotta al Coronavirus. Un altro aspetto su cui si attendono novità è il potenziamento degli organici, grazie a strumenti quali nuovi contratti e assunzioni di specializzandi degli ultimi due anni di corso.
«I medici di emergenza territoriale dovranno lavorare soltanto come tali – ribadisce Ferrari – e non è una questione da poco. Ci attendiamo un po’ di rigidità e problemi con i medici dipendenti. L’accordo è peggiorativo per la nostra organizzazione del lavoro».
La presidente dell’Ordine ribadisce che l’accordo ha lati positivi. «Sugli aumenti contrattuali e sulle tutele per i medici si registra un miglioramento – assicura Ferrari – e su tali aspetti non si può che essere d’accordo».
Un tema che resta irrisolto su un tavolo di Roma dopo la crisi di governo è il numero chiuso in Medicina. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha incontrato diversi presidenti delle Regioni a favore della revisione della norma per varcare i cancelli dell’università con il sogno di diventare camici bianchi.
«Abbiamo bisogno di immediati provvedimenti per gli specializzandi e va eliminato il numero chiuso all’accesso al primo anno alla facoltà di Medicina: non si capisce la ragione di mantenerlo», la posizione di Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna.
Sul tema si esprime anche la presidente dell’Ordine provinciale dei medici. «Mancano anche i medici di emergenza territoriale – osserva Ferrari – e non è una questione soltanto di numero chiuso. Negli ultimi quindici anni si sono accumulate carenze di medici, essenzialmente specialisti. Per recuperarle occorre appunto aumentare gli specialisti».
La dottoressa compie dunque una distinzione. «I laureati sono a sufficienza – rimarca Ferrari – ma il blocco delle specializzazioni ha fatto sì che molti medici scegliessero altre attività non specialistiche. Un aumento dei laureati non sarebbe male, ma quanto interessa è fornire un numero adeguati di specialisti in Medicina d’urgenza, Medicina interna e Medicina di emergenza territoriale, dove le carenze sono paurose. Gli accordi valgono per le persone che sono già nel sistema».