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Blitz dei Nas in 288 piscine italiane. A Reggio ne viene “ammonita” una

Alice Benatti

	I Nas impegnati a controllare un impianto natatorio italiano 
I Nas impegnati a controllare un impianto natatorio italiano 

Irregolarità in un impianto natatorio nella zona sud della provincia

11 agosto 2022
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Reggio Emilia La nostra provincia ha sostanzialmente superato incolume l’esame dei Nas, che nel corso delle attività condotte tra luglio e agosto su tutto il territorio nazionale hanno rilevato irregolarità in 88 strutture, tra parchi acquatici e piscine, su 288 controllate. Tra queste dieci sono state chiuse: alcune perché abusive, altre – è il caso di quattro impianti nelle province di Messina, Viterbo e Latina – perché l’acqua è risultata contaminata da batteri fecali, dunque pericolosa per la salute umana a causa del potenziale rischio di contrarre infezioni mentre si sta “a mollo” in piscina.

A Reggio Emilia nei guai a fine luglio è finito soltanto un impianto natatorio nella zona sud della provincia, dove i carabinieri del Nas di Parma hanno accertato irregolarità sul mancato aggiornamento dei registri di controllo microbiologico delle acque e sulla destinazione d’uso dei locali adibiti ad infermeria, utilizzati invece come alloggi (vi sono stati infatti trovati letti a castello ed effetti personali). Irregolarità considerate tuttavia non abbastanza gravi da meritare sanzioni penali ed amministrative né tanto meno da determinare la chiusura della struttura, che se l’è cavata con una prescrizione volta a ripristinare le non conformità rilevate. È andata peggio alla vicina Modena, dove invece è stata chiusa la piscina di un albergo della provincia.

Tra le criticità riscontrate, in questo caso anche un defibrillatore “scaduto” a disposizione degli assistenti bagnanti.

A livello nazionale, come anticipato, sono state rilevate 88 strutture irregolari che hanno portato alla contestazione di 108 sanzioni penali ed amministrative per oltre 40mila euro.

Nei guai anche alcuni punti ristoro interni alle strutture, dove sono stati sequestrati in totale oltre 250 chili di alimenti scaduti e privi di etichetta destinati alla somministrazione alla clientela.

Rilevate anche carenze igieniche e strutturali delle cucine, spesso rimediate in spazi ristretti privi dei requisiti minimi richiesti a un ambiente deputato alla preparazione dei pasti.