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L’avvocato Fava: «Il curatore speciale una figura da valutare»

Ambra Prati

	L'avvocato Giovanna Fava 
L'avvocato Giovanna Fava 

L’esperta fa parte di quella stretta cerchia di professionisti che, da decenni, collaborano con le istituzioni reggiane per la tutela dei minorenni.

11 agosto 2022
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Reggio Emilia «Credo che debba essere valutata con attenzione l’opportunità della nomina di un curatore. Il principio della conflittualità tra genitori, secondo il mio parere, non basta». Così l’avvocato Giovanna Fava ha commentato la novità dell’istituzione di un elenco di avvocati specializzati in diritto di famiglia. Fava – nota alla cronaca locale per essere stata colpita da un proiettile durante la sparatoria in tribunale del 17 ottobre 2007, durante un’udienza civile di separazione che provocò due vittime (tra i quali il marito armato) – è socia fondatrice dell’associazione interculturale contro la violenza alle donne Nondasola, è socia di Aiaf (l’associazione avvocati della famiglia e dei minori), di Agi (l’associazione giuslavoristi italiani) nonché fondatrice del Forum Associazione Donne Giuriste. L’esperta fa parte di quella stretta cerchia di professionisti che, da decenni, collaborano con le istituzioni reggiane per la tutela dei minorenni.

Avvocato, gli specialisti del diritto di famiglia non bastano più?

«Sulla tutela dei minori in generale negli ultimi anni si è registrato un progressivo aumento di competenze spettanti al tribunale ordinario e in contemporanea un numero elevato di adempienze richieste ai Servizi sociali. La riforma Cartabia poi ha esteso ulteriormente la figura del curatore speciale dei minori: saranno di più i casi in cui il bambino dev’essere difeso in proprio e non più rappresentato dai genitori in conflitto. Per fare un esempio legato a un delitto che ho seguito in prima persona: nel femminicidio di Juana Cecilia Loayza, la mamma di 34 anni uccisa dal suo stalker il 20 novembre 2021 nel parco di via Patti, il figlio abita con la nonna e vede regolarmente il papà, ma è in carico ai Servizi sociali. Con la scomparsa della madre, nonna e padre hanno due posizioni diverse; perciò il piccolo è stato affidato a un curatore. Bene ha fatto il Comune a provvedere per essere attrezzato».

Spazio alle nuove leve?

«È positivo che si facciano avanti le nuove generazioni di legali. Per fortuna l’Ordine degli avvocati ha affrontato il tema nell’aggiornamento professionale: i corsi sul curatore del minore e sull’amministratore di sostegno sono stati molto partecipati».

Ravvisa il rischio di un’eccessiva complicazione nella riforma?

«Alcuni principi sono sacrosanti, come il maggiore ascolto della volontà degli interessati. Diciamo che la necessità della figura legale va soppesata. La mia perplessità è legata al fatto che a mio avviso la conflittualità, purtroppo quasi sempre presente, non è sufficiente per far intervenire un curatore. Il giudice può decidere di affidare il minore a quel genitore che ha più affinità con il bambino, più sintonia, più competenze».