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Ambiente e sostenibilità

Isabella, runner per l’ambiente: «Adattiamoci ai cambiamenti»

Gabriele Farina

	L'atleta reggiana Isabella Morlini tra i monti
L'atleta reggiana Isabella Morlini tra i monti

La campionessa reggiana Morlini testimonial della Camminata dei Ghiacciai: «Devastazione in atto, in montagna manca l’acqua. Limitiamo le emissioni»

12 agosto 2022
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Reggio Emilia Con tre titoli conquistati, è l’atleta più vincente di sempre (con la connazionale Maria Grazia Roberti) ai campionati del mondo di racchette su neve. Da martedì 23 a venerdì 27 agosto sarà testimonial di Legambiente della Carovana dei Ghiacciai per mostrare gli effetti dei cambiamenti climatici sui monti italiani.

Isabella Morlini “metterà la faccia” all’iniziativa organizzata con il contributo del Comitato glaciologico italiano prima di tornare nella città del Tricolore e alternarsi tra le gare con l’Atletica Reggio e gli impegni con l’università di Modena e Reggio Emilia, di cui è anche delegata allo Sport.

Come si sente una testimonial della sostenibilità?
«Ho accettato la nomina con grande piacere. Ho vinto parecchi titoli sportivi in montagna e ora penso sia necessario iniziare a rendere tutti partecipi della devastazione che stanno vivendo i ghiacciai. Gli effetti sono devastanti, i cambiamenti rispetto agli anni scorsi sono allucinanti».

Può fare qualche esempio?
«Ero già stata a Forni, il terzo appuntamento della Carovana. Quest’anno è particolarmente caldo e segue un inverno secco, in cui i ghiacciai non si sono ricaricati. Si registra uno zero termico in una quota superiore ai quattromila metri e si inizia a sciogliere il ghiacciaio storico. Si parla di una perdita di spessore di parecchi metri, oltre al ritiro dal fronte».

Quali sono le conseguenze che si possono verificare?
«Molti rifugi chiudono perché non sanno dove prendere l’acqua. Sono in seria difficoltà e non sanno cosa fare. È un fenomeno nuovo: non era mai accaduto».

Quale sarà dunque il suo ruolo come testimonial?
«Ci metto la faccia e l’ho accettato l’incarico volentieri. Testimonio il fatto che siamo arrivati al punto zero. Probabilmente me l’hanno chiesto in quanto sportiva e ancor di più sportiva di montagna. Testimonio quanto sto vivendo di persona».

Il suo impegno per l’ambiente va oltre l’atletica e le racchette da neve e include l’università. Cosa sta facendo come delegata allo Sport?
«Ho partecipato all’evento nazionale organizzato dalla Rete universitaria per lo sviluppo sostenibile (Rus). Unimore ci teneva ad avere un delegato che partecipasse. Attraverso la delegata alla Sostenibilità (Grazia Ghermandi), a settembre organizzeremo anche noi un evento sul nostro Appennino per mostrare gli effetti dei cambiamenti anche a livelli più bassi delle Alpi. Arriveremo a vedere la realtà della vegetazione collinare, organizzando escursioni sulle colline per sensibilizzare la comunità».

Da persona di sport, quale consiglio potrebbe dare ai giovani?
«Non è detto che un buono sportivo sia anche un buon allenatore (ride). Una persona di sport conosce però anche le problematiche di uno studente che sta affrontando la carriera sportiva ad alti livelli. Continuo a fare sport anche a livello agonistico conciliando il tutto con il lavoro. Penso la conciliazione possa essere possibile e possa valere ancora di più».

In che senso?
«Mi accorgo che esistono problemi reali a conciliare lo studio e lo sport o lo sport e il lavoro che magari altri delegati non colgono».

Unimore ha lanciato ne 2017 con il Comitato olimpico nazionale (Coni) il programma Sport Excellence. Quanto serve sostenere i giovani nell’alternanza sport-studio?
«Conta molto e non soltanto per le borse di studio. Probabilmente, quanto di più hanno più bisogno i nostri studenti è trovare il modo giusto per conciliare lo sport con le lezioni, i tirocini, gli esami e tutto il resto».

Immergiamoci dunque tra i banchi universitari e osserviamo la situazione globale da un punto di vista scientifico. Siamo arrivati a un punto di non ritorno?
«Non so dire se siamo arrivati a un punto di ritorno. Di sicuro, dobbiamo iniziare ad adattarci ai cambiamenti climatici. Il discorso è valido anche per le escursioni in montagna. Già oggi certi percorsi montani non si possono più fare. Occorre iniziare a convivere con il cambiamento».

Proiettiamoci un attimo nel futuro. Gli studenti di oggi che prospettiva potranno avere da docenti o comunque lavoratori di domani? Sarà possibile tornare indietro?
«Non so se sarà possibile tornare indietro e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Studio statistica e so che in campo ci sono troppe variabili. A livello ambientale, le previsioni sono poco affidabili».

Cosa si può fare allora?
«Per esempio, si possono limitare le emissioni di anidride carbonica, indipendentemente dal surriscaldamento globale. Inoltre, è fondamentale iniziare ad adattarsi ai cambiamenti in tutti i campi, da quello economico a quello agricolo fino al mondo delle escursioni in montagna. Le escursioni che fino a tre anni fa erano possibili, se non banali, già oggi non le faccio più perché sono diventate troppo pericolose».