Gazzetta di Reggio

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Un Paese in lutto

Dal primo “mattone” di Quark al tuffo nel più profondo mare

Gabriele Farina

	Piero Angela nello studio di SuperQuark
Piero Angela nello studio di SuperQuark

Piero Angela per sette decenni al servizio del pubblico con una missione: «Andare dentro le cose»

14 agosto 2022
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Piccoli mattoni per alimentare un’enorme curiosità. Il nome di Piero Angela si lega indissolubilmente al nome del suo programma televisivo più celebre: “Quark”.

Il 18 marzo 1981 spettatori italiani accendono lo schermo e ascoltano sulla Rai una sigla che segnerà un’epoca: l’Aria sulla quarta corda di Bach, interpretata dagli Swingle Swingers.

Il viaggio tra animazioni e note restituisce agli spettatori l’immagine rassicurante del giornalista, seduto davanti alle telecamere. Fin dalle prime parole, Angela intende stuzzicare il desiderio di conoscenza degli spettatori.

La missione è «cercare di esplorare in modo speriamo semplice e comprensibile il mondo della scienza e della ricerca nei suoi vari aspetti», come spiega il conduttore.
Nemmeno il tempo di gustarsi un servizio e gli spettatori hanno un assaggio di conoscenza. «Il titolo Quark è un po’ curioso e lo abbiamo preso a prestito dalla fisica – svela il giornalista –, dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto quarks, che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti».

Gli scienziati avrebbero scoperto il sesto e ultimo quark tuttora noto nel 1995. Quell’anno il programma evolve in SuperQuark, avanzando passo dopo passo con lo spirito delle origini: «Andare dentro le cose».

Il percorso in Rai di Angela inizia nel 1952. Il ventitreenne torinese è al bivio. Il padre Carlo, Giusto tra le nazioni per avere aiutato ebrei durante l’Olocausto, è morto da poco più di due anni.

Il giovane interpreta note jazz con lo pseudonimo di Peter Angela. Studia piano da quando a sette anni e manterrà il tocco anche da adulto. Tuttavia, sente che gli manca qualcosa. Il tassello mancante è il giornalismo, la molla il desiderio di conoscenza.


Nel 1952 Angela varca i cancelli della Radio audizioni italiane (l’antico nome della Rai) e inizia a collaborare con il giornale radio. Due anni dopo, la Rai diventa Radiotelevisione italiana e Angela esordisce in televisione.


È il 1954, l’anno prima del matrimonio con Margherita Pastore, ex ballerina della Scala di Milano. «Mi sono messo a suonare il pianoforte e ci siamo innamorati», descrive Angela in una intervista. La coppia genera Alberto, che seguirà le impronte del padre, e Christine.


Margherita segue Piero a Parigi, dove il marito esordisce come corrispondente dall’estero. Diventa prima inviato di guerra e poi conduttore nel 1968 della prima edizione del telegiornale nazionale delle 13,30.
Ancora una volta, manca qualcosa. Angela sente che deve aggiungere mattoni diversi per costruire un nuovo percorso. Come per i suoi adorati Lego, cerca nella scatola della conoscenza e compone la nuova costruzione: la divulgazione scientifica.


Nel 1971 lancia così il programma “Destinazione uomo”, di cui si ritrova in rete lo spezzone di un’intervista allo psichiatra bolognese Michelangelo Fuortes.


Le immagini sono ancora in bianco e nero, il titolo della puntata (“I tentacoli del cervello”) riflette il desiderio di conoscenza che orienta le scelte del giornalista.
Dieci anni dopo, il dirompente esordio con Quark. I piccoli mattoni della materia diventano germogli. I germogli mettono radici negli spettatori, alimentano carriere, formano generazioni.
A cinque ore dall’annuncio sulla pagina Facebook, la notizia della morte di Angela suscita oltre 32mila commenti e più di 147mila condivisioni. «Grazie» è il filo conduttore dei messaggi provenienti da varie parti d’Italia.


La passione per la scoperta e la curiosità sono tra i doni ricevuti dal giornalista più apprezzati nei commenti. «Il peggior nemico della cultura è la noia, la mancanza di chiarezza, o l'assenza di creatività», scrive Angela nel libro “A cosa serve la politica?”.


A sua volta, la creatività è definita da Angela in un’intervista su Focus come « la capacità di porsi continuamente delle domande». La missione del giornalista e divulgatore scientifico prosegue negli italiani che lo piangono.


«Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte – l’ultimo messaggio di Angela –. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese». Nella parte del giornalista rientrano oltre trenta libri, dodici lauree honoris causa, il nome a un asteroide (7197 Pieroangela) e persino un mollusco (Babylonia pieroangelai).


I mattoni di conoscenza diventano gocce d’acqua, il viaggio nella scienza si trasferisce nell’universo marino. Ogni goccia è un quark, un mattoncino che ha senso perché parte di un tutto.


«Morire è un'avventura nei profondi abissi dell'inconscio e del subconscio – amava dire Angela – un viaggio verso la più lontana delle supernove e, al contempo, verso il più profondo dei fondali marini». Buon viaggio, Piero.