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Don Pietro Rabitti sveste la tonaca dopo 18 anni: «Non lo faccio per amore»

Serena Arbizzi
Don Pietro Rabitti sveste la tonaca dopo 18 anni: «Non lo faccio per amore»

Il sacerdote reggiano, cresciuto nel Familiaris Consortio, ha deciso di sospendere il proprio ministero

14 agosto 2022
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Reggio Emilia «Ho scelto di prendermi un periodo di sospensione dal ministero per diventare uomo fino in fondo che per me significa accogliere l’umanità per quello che è».

Ha suscitato sensazioni contrastanti la decisione di don Pietro Rabitti, 45 anni, originario di Sant’Ilario d’Enza, di prendersi una “pausa di riflessione” dal ministero. Il religioso lascia la tonaca per un periodo indeterminato, che potrebbe durare pochi mesi, ma anche molto di più.

Una decisione ponderata, che arriva dopo la scelta, molto sofferta da parte di don Pietro, di uscire dalla “Familiaris Consortio” di Borzano di Albinea: si tratta di una comunità che riunisce sacerdoti, famiglie e giovani che condividono la propria vocazione.

Don Pietro, quali sono gli ultimi incarichi che ha ricoperto ?

«Sono stato insegnante di religione al liceo Cevolani di Cento, nel Ferrarese, e svolgevo servizio di aiuto festivo, durante la messa della domenica mattina a Penzale, nei pressi di Cento. In pratica celebravo la messa. Arrivato a un certo punto, avevo chiesto di insegnare per avere più tempo per riflettere e cercare di ritrovare me stesso e di rivedere la mia storia personale».

Perché, quindi, è arrivato alla decisione di lasciare la tonaca dopo questo periodo di riflessione?

«Sono giunto a questa conclusione per rivedere le motivazioni delle scelte fate finora. Per aprirmi a nuove esperienze e per l’esigenza di viverle, queste nuove esperienze».

Quindi lascia il ministero per amore?

«No, non c’è nessuno, almeno al momento, all’orizzonte con cui condividere una scelta di questo tipo. Però, non escludo che possa esserci, un domani. E la mia scelta può portare anche a quello. A vivere liberamente quest’esperienza, nel caso arrivi la possibilità. Perché no? Se arriverà l’opportunità di condividere il percorso di vita con una donna della quale sarò innamorato, non mi pongo limiti alla possibilità di vivere quanto il mio cammino mi potrà offrire. C’è, comunque, il desiderio da parte mia di aprirmi a nuovi incontri».

Cosa succede, concretamente, con la sospensione dal ministero?

«Non potrò più esercitare il ministero sacerdotale, appunto. Finora, durante la messa del mattino, celebravo la funzione religiosa. Poi, vedremo quanto durerà: per adesso è così, non so per quanto tempo durerà la sospensione».

Due anni fa lei fu protagonista di un’altra scelta che fece molto scalpore tra i fedeli, sorpresi e dispiaciuti, come oggi: lasciò la guida dell’unità pastorale della zona di Puianello e Vezzano...

«Sì, presi la decisione di lasciare la guida delle sei parrocchie di quell’unità pastorale che comprende La Vecchia, Montalto, Paderna, Vezzano e Pecorile. Dopo alcuni mesi mi resi conto che il mio percorso spirituale e vocazionale necessitava di un passo ulteriore e diverso. Una consapevolezza che non nacque dal nulla, ma anche grazie a quel percorso alla guida dell’unità pastorale anche grazie a questa avventura. Comunicai al vescovo l’esigenza di uscire per un periodo dalla diocesi per una collocazione geografica e un ministero differenti più adatti al mio discernimento».

Si è pentito di quella scelta?

«No, non sono pentito della decisione presa due anni fa».

Facciamo un passo indietro: quando è diventato sacerdote?

«Diciott’anni fa, ero molto giovane, con esigenze della comprensione di me stesso molto differenti da quelle che, invece, ho adesso. Che sono di diventare uomo fino in fondo, di comprendermi e penso di poterlo fare soltanto sospendendo il mio ministero sacerdotale». l

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