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Il busto di Lenin di Cavriago e la lotta ai simboli comunisti

Jacopo Della Porta
Il busto di Lenin di Cavriago e la lotta ai simboli comunisti

Lo storico Mirco Carrattieri sulla rivista “E-Review” riflette sulla nota scultura e sulle memorie e le reazioni che i monumenti novecenteschi materializzano

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Cavriago È uscito sulla rivista digitale “E-Review” l’articolo “Arvèdres Lenin. Il busto di Cavriago e l’abbattimento dei monumenti comunisti” a firma dello storico reggiano Mirco Carrattieri.

«Nell’articolo - scrive Carrattieri- ricostruisco la storia di questo monumento, inserendone la vicenda nel quadro del processo della eliminazione dei simboli comunisti nell’area ex-sovietica e della recente campagna del Black lives matter». Questo movimento ha preso di mira alcune statue in giro per il mondo perché considerate simbolo dell’oppressione colonialista e schiavista.

In Italia ci sono solo due monumenti dedicati allo statista russo. Uno si trova nell’isola di Capri, «dove Lenin fu ospite due volte di Maksim Gorkij tra il 1908 e il 1910, per discutere con i membri della Scuola di propaganda per il socialismo internazionale».

A Cavriago Lenin non c’è mai stato, ma questo non ha impedito la nascita di un legame duraturo. «Non solo il busto resiste dal 1970, avendo passato indenne anche il tornante 1989-1991, ma si può dire sia diventato in qualche modo un simbolo identitario». Quello esposto in piazza è una copia, mentre l’originale è custodito presso la biblioteca.

Per Carrattieri indagare la storia della scultura significa anche riflettere sul tema della “guerra di statue” sviluppatasi a partire dal Black lives matter, e alla guerra vera e propria scoppiata in Ucraina, proprio nella zona in cui la statua cavriaghese ha le sue origini. Il busto in bronzo fu infatti realizzato nel 1922 da operai di Lugansk. Nel 1942 l’opera fu portata in Italia dalla milizia fascista ed esposta alla Mostra della rivoluzione fascista del 1942. Poi restò, probabilmente, nei magazzini della galleria di via Nazionale e dopo la Liberazione fu consegnata all’ambasciata sovietica di Roma, che infine la donò a Cavriago.

L’articolo ricostruisce quello che è accaduto con la caduta del muro di Berlino: la scultura da allora ha resistito alle proposte di abbattimento ed è finita più volte sotto i riflettori dei media nazionali. «In qualche modo avviene un passaggio di fase. Il busto da riferimento strettamente politico diventa soprattutto un frammento dell’immaginario». A tale proposito si può ricordare che ha ispirato alcuni libri, tra cui quello di Giuseppe Caliceti, e la traccia musicale “Piccola Pietroburgo” degli Offlaga Disco Pax.

Carrattieri, dopo aver fatto cenno agli attacchi portati al monumento da parte di esponenti di destra, amplia la riflessione a quello che è accaduto nei paesi ex-sovietici, dove la caduta dei regimi comunisti ha prodotto «una riconfigurazione delle memorie pubbliche» con «l’abbattimento e la sostituzione dei monumenti».

Per Carrattieri interrogarsi sul senso del busto a Cavriago può essere un’occasione per «una riflessione approfondita su se e come si possano far convivere virtuosamente le diverse (e sempre nuove) memorie che i monumenti novecenteschi materializzano; costringendoci a mettere in discussione le nostre certezze, anche quelle scolpite nel bronzo». 

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