«Basta morti sul lavoro e precari». Landini infiamma piazza Vittoria
Il numero uno del sindacato detta l’agenda in cinque punti e ribatte agli industriali: «La Cgil non dice chi votare, ma un’astensione così alta è allarme democratico»
Reggio Emilia «Aumentare gli stipendi, una riforma fiscale con cui paga di più chi ha di più, stop alla precarietà, assunzioni a tempo indeterminato, basta ai morti sul lavoro, chiusura per chi non rispetta le norme, lotta all’illegalità a partire dagli appalti, con la cancellazione degli appalti al massimo ribasso».
Questa la ricetta del segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, annunciata davanti ai 600 delegati di tutte le categorie sindacali presenti ieri in piazza della Vittoria, a meno di una settimana dal voto.
Fra selfie, abbracci e strette di mano ai compagni, il numero uno della Cgil non risparmia stoccate al governo dimissionario e formula proposta precise, ribattendo ai 18 punti messi sul tavolo dagli industriali.
«La Cgil è un sindacato, non ha mai detto ai suoi iscritti cosa devono votare, la gente usi la propria testa – aggiunge Landini – Noi facciamo delle proposte. Ed è già stata proclamata una manifestazione l’8 ottobre perché qualsiasi governo ci sarà, per noi, quello che conta sarà ciò che è in grado di fare. Serve aumentare i salari e le pensioni perché oggi la gente a fine mese non ci arriva, combattere la precarietà, giunta a un livello inaccettabile, con uno sfruttamento senza precedenti delle giovani generazioni. Serve la creazione di nuovo lavoro e lo stop alle stragi. Bisogna intervenire per mettere un tetto al prezzo delle bollette e introdurre una politica energetica degna di questo nome. Il problema non è quello di cambiare la Costituzione, ma di farla applicare».
Il segretario Cgil lancia un appello, «perché le persone vadano a persone ad andare a votare. Quando il 50 per cento non vuole andarci è un allarme democratico serio e il problema è della proposta politica. Se le forze politiche vogliono recuperare devono parlare dei problemi che le persone hanno e misurarsi su quelli. Se negli anni gli astenuti sono aumentati si è determinata una rottura della rappresentanza in modo particolare con il mondo del lavoro. E allora si cambino le leggi. Un esempio: non è possibile che sia più alta la tassazione sul reddito dei dipendenti che sulle rendite finanziarie. Ci sono, poi, forme di lavoro che andrebbero cancellate, come sistema di sub appalti e appalti che stanno sfruttando il salario e abbassando i diritti dei lavoratori».
«È il momento di ascoltare le persone: oggi una buona parte si sente da solo di fronte alle difficoltà, quando non ha soldi per la bolletta e per curarsi deve fare la fila – rimarca il numero uno del sindacato –. Quando una persona pur lavorando è povera, vuol dire che c’è un livello di ingiustizia che va cambiato. Noi lo annunciamo prima delle elezioni che abbiamo bisogno di cambiare. Considero del tutto insufficiente, ad esempio, il provvedimento del governo dimissionario messo in campo in questi giorni: non è accettabile che in un Paese dove sono stati realizzati 40 miliardi di extraprofitti, questi non vengano redistribuiti a lavoratori e pensionati, ma alle imprese di cui alcune pubbliche».
Sulla cassa integrazione contro i costi dell’energia, Landini rimarca che «la protezione del lavoro deve riguardare tutti. La cassa ti dimezza lo stipendio in una fase in cui le bollette sono triplicate e non riesce a pagarle chi ha un compenso normale... Sulla politica energetica paghiamo l’aver costruito un modello di sviluppo incentrato su energie fossili: se si vuol vedere in avanti dobbiamo fare investimenti su energie rinnovabili, senza dare soldi a pioggia alle imprese, ma finalizzandoli ai progetti».
L’incontro di cui è stato protagonista Landini, intitolato “Ascoltare il lavoro”, è stato scandito dalle testimonianze dei delegati, introdotti dal segretario provinciale Cristian Sesena. «Non è casuale la data dell’incontro a meno di una settimana dalle elezioni – evidenzia Sesena –. Laddove sta diventando ordinario morire di lavoro, la deriva è morire di scuola. Ciò che inquieta è che il lavoro diventa sempre più sfruttamento. Serve una nuova connessione sentimentale tra lavoro e società. Ho letto i 18 punti che presenta Confindustria: ci sono elementi che guardano a un Paese vecchio, che ha una visione padronale. Invece dobbiamo fare uno scatto in avanti. Parlare di indennità di disoccupazione sulla base della condizionalità, vuol dire che se ti do un lavoro a 100 chilometri e non lo prendi, perdi il sussidio. Invece, serve un’occupazione buona, intesa come stabile, con meno ricorso al tempo determinato».
Tra il pubblico, Ermete Fiaccadori dell’Anpi, il segretario Fiom Simone Vecchi e l’assessore Lanfranco de Franco: «La Cgil è da sempre schierata dalla parte del lavoro, contro chi propone la flat tax e l’arretramento sui diritti – chiosa de Franco –. La sinistra ha il dovere di ascoltare e cambiare rotta rispetto alle ultime riforme del lavoro. La battaglia contro la precarietà e per la dignità di lavoro è la nostra battaglia e dobbiamo dimostrarlo nei fatti. Come candidato della coalizione progressista sentivo il dovere di essere qui in ascolto del lavoro».