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Il padre accusa il fratello di Saman: «Ciò che accade a noi è colpa tua»

Mauro Grasselli
Il padre accusa il fratello di Saman: «Ciò che accade a noi è colpa tua»

Da una relazione dei servizi sociali emerge che Shabbar Abbas ha informato il ragazzo dell’arresto dello zio Danish. «Tua madre è nascosta»

30 settembre 2022
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Novellara Continuano ad emergere particolari sull’omicidio di Saman Abbas, la 18enne di origine pakistana scomparsa da casa il 30 aprile 2021. Da una relazione dei servizi sociali, ai quali è affidato il fratello di Saman, ora 17enne, emerge che «la notizia dell’arresto dello zio, Danish Hasnain, giunge al minore tramite una comunicazione per messaggistica del padre», fuggito in Pakistan con la madre della ragazza e indagato per il suo omicidio. Nella relazione, agli atti del processo per omicidio che si aprirà il 10 febbraio in tribunale a Reggio Emilia, si legge anche che il padre avrebbe «contattato telefonicamente» il figlio e lo avrebbe accusato «di tutto quanto sta accadendo alla famiglia: gli avrebbe inoltre riferito che la madre non era in sua compagnia, ma nascosta altrove. L’assenza di notizie della madre – si legge ancora nella relazione – destabilizza molto» il ragazzo, «visto il forte legame» tra loro.

La buona notizia

Per il fratello di Saman – che quella notte fu svegliato dalle urla di Saman che litigava coi genitori – «è una buona notizia quella dell’arresto dello zio, e spera che possa confessare il luogo in cui si trova la sorella, perché gli consentirebbe di andare avanti e pensare a se stesso e al proprio futuro». Un detenuto compagno di cella di un cugino di Saman ha raccontato, in un verbale reso alla polizia penitenziaria, tutta la sequenza del delitto. Anche questo verbale, datato 4 marzo, è agli atti del processo che si aprirà il 10 febbraio prossimo per il padre della ragazza, Shabbar Abbas, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e due cugini di Saman, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Il ruolo del cugino Ikram Ijaz «è stato quello di bloccare le gambe della ragazza mentre Danish Hasnain la soffocava assieme all’altro familiare attualmente in Spagna, tale Nomanulhaq – ha riferito il detenuto – . Subito dopo l’omicidio hanno avvolto il corpo in un sacco di plastica, tipo quella utilizzata per le serre, e messo su di una bicicletta e si sono incamminati verso un canale che hanno attraversato, con l’acqua che arrivava fino al petto. Una volta usciti dall’acqua, Nomanulhaq teneva il cadavere e Ijaz la bicicletta. Arrivati sul posto, Ijaz è tornato a casa ed è subentrata un’ulteriore persona, un altro zio di Saman. Quindi, quest’ultimo con Danish e Nomanulhaq hanno fatto a pezzi il corpo e gettato chissà dove. Sono tornati tutti a casa e hanno bruciato i vestiti indossati per evitare che le forze di polizia potessero trovare tracce di sangue della povera Saman».

La famiglia

In un altro verbale, il compagno di cella del parente di Saman racconta che al delitto avrebbero preso parte altri parenti che non sono tra gli imputati. «Tutta la famiglia, in merito all’omicidio premeditato, ha fatto un accordo, tipo giuramento sul Corano, di non rivelare mai l’omicidio e le modalità di esecuzione, che riguardava tutti i partecipanti e tutte le persone a conoscenza dei fatti», ha precisato il testimone.