Gazzetta di Reggio

Reggio

Reggio Emilia

Aborto, Non una di meno: «A Reggio troppi medici obiettori negli ospedali»

Alice Benatti
Aborto, Non una di meno: «A Reggio troppi medici obiettori negli ospedali»

Al Santa Maria il 50,7% delle ostetriche, all’ospedale di Castelnovo Monti tutti gli anestesisti. Secondo recenti dati diffusi dall’Ausl anche il 100% dei ginecologi dell’ospedale di Guastalla

01 ottobre 2022
3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia «La pillola abortiva nei consultori è una nostra vittoria. Da tempo la rivendichiamo e la sollecitiamo a più riprese. Ci rammarichiamo solo che questo impegno politico sia arrivato con ritardo ma forse le nostre manifestazioni del 28 settembre hanno sortito anche questo effetto». Così il nucleo reggiano del movimento Non Una Di Meno commenta la notizia della distribuzione della Ru486 nei consultori della Regione annunciata dal presidente Stefano Bonaccini.

«Anche in Emilia-Romagna abbiamo avuto difficoltà – afferma Non Una Di Meno Reggio Emilia – in questi anni i consultori familiari sono stati depotenziati ed è ora di recuperare gli aspetti di autogestione che li hanno caratterizzati fin dalle loro origini. Devono tornare ad essere i luoghi in cui le donne esercitino il diritto ad autodeterminarsi, prendendo in prima persona le decisioni legate alla loro salute riproduttiva. Luoghi che non trascurino, naturalmente, le soggettività LGBTQIA+».

A spaventare il movimento transfemminista sono soprattutto i numeri dei medici che nella nostra provincia sono obiettori di coscienza dunque che non praticano l’aborto.

La “fotografia” scattata nel 2021 – i dati di questa mappatura sono stati forniti dall’Ausl di Reggio Emilia all’assemblea nazionale di Non Una Di Meno – mostra che all’ospedale di Guastalla tutti i ginecologi sono obiettori e che all’ospedale di Castelnovo Monti lo sono tutti gli anestesisti, a cui si aggiunge la metà dei ginecologi. «Inoltre – si legge nel report – l’Arcispedale Santa Maria Nuova presenta un dato sensibilmente più alto rispetto alla media regionale: il 50,79% di ostetriche obiettrici, 32 obiettrici su 63».

In accordo con questa mappatura – che soffre purtroppo di quella che Non Una Di Meno definisce una negligenza da parte dell’Ausl di Bologna, che ha fornito solo dati aggregati sugli obiettori, impedendo dunque di sapere a quale categoria professionale essi appartengano – Reggio Emilia resta tuttavia la provincia in Emilia-Romagna con il minor tasso di obiezione in anestesia.

La mappatura dell’obiezione di coscienza nei consultori della Regione appare leggermente migliore rispetto a quella delle strutture ospedaliere. In nessuna provincia, infatti, si trovano picchi del 100% di obiezione.

Per quanto riguarda il personale medico, la provincia di Reggio è seconda solo a Ferrara per numero di obiettori (33,33%).

Se si guardano invece i dati relativi al personale non medico, al consultorio di Scandiano va il secondo posto per incidenza (qui obietta infatti il 63,64% delle ostetriche).

«La regione Emilia-Romagna da diversi anni vanta investimenti in percorsi atti al raggiungimento della parità di genere all’interno del welfare e del sistema sanitario regionale, non restringendo il campo solo alla riproduzione – commenta il movimento nel documento – tuttavia, basandoci sui dati da noi raccolti, i miglioramenti ottenuti negli ultimi tre anni sono stati gravemente insufficienti. Se continuassimo di questo passo ci vorrebbero decenni per raggiungere l’azzeramento del tasso di obiezione, che riteniamo un requisito fondamentale per il raggiungimento di una vera parità di genere nell’erogazione del servizio sanitario regionale: per la categoria “Personale medico” sarebbe raggiunto nel 2051, mentre per la categoria “Personale non medico” sarebbe raggiunto addirittura nel 2078, sempre presupponendo che il trend rimanga questo e non cali o addirittura si inverta.