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Caro bollette, lo sport in ginocchio. «Evitare che la situazione precipiti»

Nicolò Valli
Caro bollette, lo sport in ginocchio. «Evitare che la situazione precipiti»

Rozzi, presidente della Fondazione per lo sport: «Non esiste una soluzione unica, tutti devono fare la propria parte»

01 ottobre 2022
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Reggio Emilia. Un nuovo uragano, dopo quello del Covid, rischia di abbattersi sullo sport. Il caro energia provocato dallo scoppio della guerra in Ucraina e dalla conseguente privazione del gas russo sta mettendo in difficoltà famiglie, ristoratori ed imprenditori, ma anche il mondo sportivo segue da vicino con preoccupazione gli sviluppi della vicenda.

Se nel corso dell’estate, infatti, la maggior parte delle attività si sono fermate e anche chi ha proseguito ha svolto tornei ed allenamenti all’aperto, sfruttando le alte temperature e la luce solare, è con l’arrivo dell’autunno e del freddo che qualcosa potrebbe cambiare soprattutto per lo sport di base. L’utilizzo degli spogliatoi, gli impianti di illuminazione per gli allenamenti serali ed il riscaldamento potrebbero infatti far alzare decisamente il prezzo delle bollette da pagare a fine mese, assestando un colpo letale a tante realtà che gestiscono gli impianti già reduci dalle grandi difficoltà affrontate durante la fase più acuta pandemia.

A Reggio Emilia molti di questi impianti sono di proprietà comunale, affidate alla Fondazione per lo Sport; il presidente Mauro Rozzi non può che guardare con attenzione al problema dei rincari, anche se al momento non sono previste misure ad hoc.

«Sono molto preoccupato – afferma Rozzi – siamo consapevoli che i costi aumenteranno, ma scongiuriamo un rapido precipitare della situazione. Con i gestori degli impianti più energivori siamo in contatto e stiamo analizzando, attraverso uno studio esterno che abbiamo fatto fare, dei dati per poi chiedere al Comune i fondi necessari e rivedere eventualmente il tariffario. L’incremento annuo complessivo si aggira intorno ai 400mila euro annui, ci sono utenze quadruplicate e qualcosa bisogna fare ma non è così semplice».

Su questo aspetto, il presidente della Fondazione Rozzi si riferisce in particolare ai ristori che solo parzialmente saranno destinati allo sport, in quanto i settori che ne fanno richiesta sono molteplici.

La differenza tra Asd (ovvero associazione sportiva dilettantistica) e società di gestione è a sua veduta molto ampia in termini di esborso economico, poiché quest’ultimi sono privi di sufficiente rientro.

«Non possiamo permetterci di scaricare questo aumento dei costi sull’utenza finale – continua il referente della Fondazione – le società a loro volta aumenterebbero infatti le spese degli utenti e sarebbe deleterio poiché assisteremmo ad un calo di sportivi».

Per Rozzi, «la soluzione non è unica, ognuno deve fare la propria piccola parte, dalle istituzioni alle multiutility (in questo caso Iren) ai singoli gestori. In attesa di rivedere il tariffario delle spese, credo che non si possa prescindere dall’efficientare gli impianti; un 30-40% viene infatti perso poiché le strutture sono vecchie, mentre gli impianti possono anche diventare direttamente veicolo di energia».

E ancora: «Il nuovo direttore Silvia Signorelli – prosegue – sta incontrando i singoli gestori ed alcuni si sono già attivati autonomamente per il rifacimento energetico; in cambio ci siamo proposti di rivedere i contratti».

La partita è complessa ed ancora difficile da interpretare, ma con l’arrivo delle giornate che si accorciano sempre più qualche soluzione andrà presa a cominciare da qualche piccolo sacrificio.

«Il Covid ci ha insegnato anche ad una modalità di fare sport differente, non è necessario stare al chiuso ma i nostri ragazzi hanno imparato a giocare all’aria aperta senza che succedesse nulla di eclatante. Molte realtà in inverno sono solite affittare palestre e sintetici – chiude Mauro Rozzi – ma non è indispensabile se il problema è veramente grande».