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Minaccia col coltello uno studente. «Basta messaggi hard a mia sorella»

Tiziano Soresina
Minaccia col coltello uno studente. «Basta messaggi hard a mia sorella»

Il 21enne armato entrò di colpo in un’aula del Simonini. Condannato a un anno

06 dicembre 2022
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Reggio Emilia Nel maggio di cinque anni fa la lezione in una classe dell’istituto professionale Simonini si era, all’improvviso, trasformata in un ambiente da saloon.

E quella vicenda è ora approdata in un processo in cui un giovane – difeso dall’avvocatessa Pina Di Credico – è accusato di minacce e porto abusivo d’arma. Un insegnante ha ricostruito, deponendo in aula davanti al giudice Stefano Catellani quanto era accaduto: «A metà lezione è entrato un ex studente di 21 anni della nostra scuola. Poteva entrare in aula perché stava frequentando il terzo anno integrativo. Ha puntato la lama verso uno studente (al tempo minorenne, ndr) dicendogli. “Lascia stare mia sorella, devi smettere di parlare con lei”. Poi gli ha dato una testata sulla fronte. Io mi sono frapposto tra loro: è stata una reazione più istintiva che pensata. Poi ho visto che lo studente – conclude l’insegnante – aveva un taglio alla mano. Non so se sia stato dovuto a un colpo dell’altro o a un tentativo di allontanare da sè il coltello». Secondo gli inquirenti si trattava di un coltello da cucina abbastanza affilato e come sostiene il ragazzo– minacciato e ferito – mentre allontanava il coltello dal collo la lama, sfiorando un dito, lo tagliava superficialmente come dimostra la cicatrice. Una lesione al dito che non è presente nella denuncia presentata dai genitori del ferito allora minorenne. Ieri è stato sentito l’imputato – incensurato, un lavoro regolare – che ha spiegato come quel giorno avesse ricevuto un messaggio da un amico che l’avvisava di cosa stesse combinando il minorenne poi minacciato in aula, cioè stava inviando messaggi a sfondo sessuale alla sorella. Una rivelazione – ha proseguito l’imputato – che l’aveva fatto arrabbiare, perché la sorella era in un momento delicato, se n’era andata di casa ed era finita in una comunità. Non nega il blitz in aula: «Ma non gli ho puntato il coltello». La Procura ha chiesto una condanna a 30 giorni di reclusione (pena sospesa) per la minaccia, mentre ritiene prescritto il porto abusivo d’arma. L’avvocatessa Di Credico ha ribattuto chiedendo l’assoluzione per la tenuità del fatto, rimarcando che i due ragazzi si erano rivisti tempo dopo su un posto di lavoro, si erano pentiti per quanto accaduto, lavorando poi insieme senza alcun problema. Il giudice Stefano Catellani ha condannato l’imputato (ora 26enne) a un anno di reclusione (pena sospesa). La difesa ha già annunciato ai cronisti che ricorrerà in Appello.