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Il lutto

Il vescovo Morandi ricorda Papa Ratzinger: «Il nostro grazie diventa preghiera»

Gabriele Farina
Il vescovo Morandi ricorda Papa Ratzinger: «Il nostro grazie diventa preghiera»

Mercoledì 3 gennaio alle 19 la messa di suffragio in cattedrale. Nel 1971 la doppia visita a Reggio Emilia e Canossa

01 gennaio 2023
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Reggio Emilia «Un’immersione profonda nella gioia e nella speranza che non deludono». L’arcivescovo Giacomo Morandi ripercorre gli incontri con Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, scomparso il 31 dicembre del 2022.

Il vescovo della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla ha incontrato il pontefice emerito nella Capitale. «Ringrazio il Signore di aver avuto la grazia di incontrare Benedetto XVI più volte, durante gli anni del mio servizio presso la Congregazione per la Dottrina della Fede – specifica Morandi –, e di aver ricevuto da lui incoraggiamento e sostegno. Ogni volta è sempre stata un’immersione profonda nella gioia e nella speranza che non deludono. Il nostro ringraziamento diventa preghiera per lui».

Domani alle 19 il vescovo presiederà in cattedrale una messa in suffragio del pontefice emerito. I fedeli reggiani lo hanno ricordato nel Te Deum per San Silvestro e nelle messe di Capodanno.

«Nel giorno in cui la Chiesa innalza il suo Te Deum di ringraziamento al Signore, Benedetto XVI ha terminato il suo pellegrinaggio terreno – sottolinea il vescovo di Reggio Emilia e Guastalla –: una vita spesa al servizio del Signore e della Chiesa, come “umile lavoratore della vigna del Signore”, come egli stesso si definì il giorno della sua elezione a sommo pontefice. Il nostro ringraziamento commosso al Signore per avercelo donato come Pastore sapiente, mite e umile, con un profondo amore alla Chiesa che ha servito con il suo magistero illuminato e sempre orientato al bene inestimabile della comunione e dell’annuncio di quella Verità – Gesù Cristo – che consola e ci rende autenticamente liberi».

Benedetto XVI era stato nella città del Tricolore il 19 aprile del 1971. Quel sabato Ratzinger intervenne da teologo in un incontro con i seminaristi al centro Giovanni XXIII. Il futuro pontefice trovò punti di contatto tra la Chiesa del ventesimo secolo e quella del quarto secolo.

Ratzinger era ospite dell’allora vescovo ausiliare di Reggio Emilia, oggi cardinale: il sassolese Camillo Ruini. Il teologo tedesco ravvisò una crisi di sviluppo da superare a partire dalla riscoperta della spiritualità e dalla libertà.

La stessa libertà di cui si discuteva negli anni di Woodstock, del ’68 e – dal punto di vista della fede – del Concilio Vaticano II, convocato proprio da colui al quale è stato intitolato il centro reggiano: il pontefice Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli, passato alla storia come il “Papa buono”.

Per Ratzinger il Concilio ha rappresentato un’occasione di rinnovamento per la Chiesa. Poco dopo, il sacerdote sassolese ha portato il futuro pontefice al castello di Canossa per un incontro dal titolo “Matilde 1077”. Sia il nome sia il numero sono intrisi di storia. Correva il 25 gennaio 1077 quando la duchessa Matilde costrinse l’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV di Franconia ad attendere inginocchiato per tre giorni e tre notti prima di essere ricevuto da papa Gregorio VII e ottenere la revoca della scomunica.

La visita del 1971 a Canossa rimase impressa nella mente di Ratzinger. Il 14 novembre del 2006 monsignor Antenore Vezzosi, parroco di Villa Aiola, inviò al pontefice una copia del volume “Matilde e il castello di Canossa”.

Benedetto XVI (eletto Papa il 19 aprile 2005) apprezzò il dono del libro e ricordò la visita del 1971. «In questa epoca di immagini virtuali il Santo Padre rimanda ad un impegno sempre più di conoscenza – riconosceva allora Vezzosi – e di esempio verso eventi e fatti che hanno cambiato il corso della storia».

Il 22 aprile 2005 il Consiglio comunale di Canossa “convocò” Papa Benedetto XVI, appena eletto pontefice, a Canossa. «Chiediamo umilmente a Sua Santità Papa Benedetto XVI di voler essere di nuovo presente a Canossa come guida e pastore della Chiesa universale – l’appello di allora – e insigne rappresentante dell'amico popolo tedesco».