La visita di Ratzinger all’Emilia terremotata: «Vi sono vicino, non siete soli»
Un mese dopo il sisma, il 26 giugno 2012, Benedetto XVI abbracciò la Bassa
La luce della speranza e della fede in una terra, la Bassa modenese, ancora sconvolta nel cuore e nella testa dal sisma che l’aveva colpita. Papa Benedetto XVI volle portarla di persona a Rovereto il 26 giugno 2012, un mese dopo le tragiche scosse del 20 e 20 maggio, in cui aveva perso la vita anche don Ivan Martini, parroco proprio a Rovereto, travolto dal crollo di alcune macerie nella chiesa già pericolante mentre cercava di portare in salvo la statua della Madonna.
«Fin dai primi giorni del terremoto che vi ha colpito – disse il pontefice all’inizio del suo discorso, durato undici minuti – sono sempre stato vicino a voi con la preghiera e l’interessamento. Ma, quando ho visto che la prova era diventata più dura, ho sentito in modo sempre più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi. Oltre a patire le conseguenze materiali, siete messi alla prova nell’animo per il protrarsi delle scosse. E ringrazio il Signore che me lo ha concesso! Saluto allora con grande affetto voi, qui riuniti, e abbraccio con la mente e con il cuore tutti i paesi, tutte le popolazioni che hanno subito danni dal sisma, specialmente le famiglie e le comunità che piangono i defunti: il Signore li accolga nella sua pace».
«Avrei voluto visitare tutte le comunità per rendermi presente in modo personale e concreto – aggiunse papa Benedetto – ma voi sapete bene quanto sarebbe stato difficile. In questo momento, però, vorrei che tutti, in ogni paese, sentiste come il cuore del Papa è vicino al vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi e sostenervi».
Il Papa citò dunque un passo del Salmo 46, che richiama il terremoto, per infondere coraggio alle popolazioni della Bassa: «Dio è per noi rifugio e fortezza, aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce. Perciò non tremiamo se trema la terra, se vacillano i monti nel fondo del mare. La sicurezza di cui parla il salmista è quella della fede: ci può essere la paura e l’angoscia, le ha provate anche Gesù, ma c’è soprattutto la certezza che Dio è con me. Su questa roccia, con questa ferma speranza, si può costruire, si può ricostruire. La situazione che state vivendo ha messo in luce un aspetto che vorrei fosse ben presente nel vostro cuore: non siete e non sarete soli».
Poi il richiamo alle istituzioni. «Lancio un forte appello: invito ad essere come il buon samaritano, che rimane accanto fino in fondo facendosi carico delle necessità dell’altro». Concludendo, papa Ratzinger confermò la vicinanza di tutta la Chiesa: «La Chiesa vi è vicina e lo sarà con l’aiuto concreto delle sue organizzazioni, in particolare della Caritas, che si impegnerà anche nella ricostruzione».
Furono ore emozionanti, con circa 2.500 persone presenti. Doveva essere un appuntamento familiare e tale fu. Il pontefice sfilò tra due ali di folla senza l’auto blindata, strinse mani e chiacchierando con alcune famiglie. La visita visse il suo momento più profondo con la silenziosa preghiera davanti alla chiesa terremotata in cui aveva perso la vita don Ivan Martini e alla statua della Madonna che il parroco avrebbe voluto salvare. Furono attimi intensi: Benedetto XVI avrebbe voluto avvicinarsi di più, ma la sicurezza glielo sconsigliò. Così scelse di inginocchiarsi a distanza debita ed iniziò a pregare.