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Schizzano i prezzi dei carburanti, il pieno costa 9 euro in più

Alice Benatti
Schizzano i prezzi dei carburanti, il pieno costa 9 euro in più

Il governo Meloni dal 1° gennaio ha tolto lo sconto sulle accise e i prezzi al litro hanno toccato i 2 euro. «Vendite calate fino al 60%»

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Reggio Emilia Anche nella nostra provincia è arrivata l’attesa stangata per le taschedegli automobilisti. Il 1° gennaio è infatti scattato un aumento dei prezzi dei carburanti dopo che il governo Meloni ha deciso di non estendere al nuovo anno lo sconto sulle accise previsto nel marzo scorso, poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina, dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi. Uno “scudo” (si parla di uno sconto su carburanti già sceso da 30,5 a 18,3 centesimi a inizio dicembre, ora azzerato) che strizzava l’occhio alle difficoltà delle famiglie, già alle prese con inflazione e caro bollette. Famiglie che, agli sgoccioli dell’anno vecchio, una volta appreso degli aumenti alle porte, si sono riversate in massa ai distributori a fare il pieno. «Abbiamo avuto la fila il 30 e 31 gennaio – racconta Domenico Corrado, che da 35 anni gestisce l’Iperpetroli di Fogliano – in quei due giorni abbiamo triplicato la media di vendite giornaliere. Soprattutto in certi momenti le persone si riversano sui distributori più convenienti: è normale. E i reggiani ormai lo sanno che qui da noi trovano tra i prezzi più convenienti». Qui, nonostante gli aumenti di circa 20 centesimi scattati il 2 gennaio, i prezzi dei carburanti sono rimasti sotto i 2 euro al litro: 1,76 la benzina, 1,82 il gasolio (fino al 30 dicembre era a 1,63). «Fino a quando non si raggiungono i 2 euro secondo me non c’è particolare preoccupazione», commenta Corrado, che sottolinea come, a causa del taglio delle accise, tra i benzinai reggiani in questi primi giorni si sia registrato una diminuzione delle vendite del 50-60%, contro il 10% (per le cosiddette “pompe bianche”, ovvero distributori di carburanti indipendenti, come quello che gestisce) e del 15% (per gli altri) che solitamente si registra ogni gennaio. «Perché dopo le feste – dice – si sa che la gente cerca di risparmiare». Sulla partenza di questo gennaio – che come ogni anno sconta la “colpa” di seguire temporalmente un mese in cui si tende a spendere di più – ha pesato dunque la coincidenza con il mancato rinnovo dello sconto sulle accise. «Ci rimettono le piccole imprese, chi fa manutenzione, gli operai che devono raggiungere le fabbriche – sottolinea rammaricato un benzinaio dipendente di una stazione di servizio della città, che chiede di restare anonimo – i lavoratori non possono fare a meno dei carburanti quindi sono costretti ad accettare gli aumenti... ma assicuro che 30 centesimi in più si sentono eccome! Prezzi simili li abbiamo già visti a marzo 2022, penso che il governo dovesse evitare questi aumenti nella situazione già difficile in cui ci troviamo». Secondo il Codacons – che ieri ha annunciato un esposto alla Guardia di finanza e alle Procure della Repubblica di tutta Italia affinché accendano un faro sull'andamento dei prezzi dal benzinaio – questa scelta del governo causerà (anzi, sta già causando) un aumento di circa 9,15 euro a pieno, che su base annua si traduce in aumento di quasi 220 euro.

«Chi prima non ci guardava ora se può risparmiare qualcosa sceglie il self-service piuttosto che il servito – confessa un’altra benzinaia, senza poter rivelare il nome perché l’azienda potrebbe crearle problemi se rilasciasse dichiarazioni sull’andamento dell’attività senza autorizzazione formale. «Chi faceva 50 euro di benzina ora magari ne fa 30. Certo non risparmia nulla, diluendo la spesa: è una questione psicologica». Girando per la città, sono numerose le stazioni di servizio che espongono prezzi con il 2 davanti. «Sui carburanti 30 centesimi in più sono tanti e la gente lo sente – racconta Tiziano Filippini, che lavora al Fgd di via Curie – le persone non se la prendono con noi, se ne parlano si scagliano piuttosto contro il governo. E cercano di ottimizzare i giri». Infine sul metano, a 2 euro (2,02) al chilo: «Se prima nessuno ti chiedeva un rifornimento parziale, ora succede anche questo».