Il reggiano produce più rifiuti di qualsiasi altro italiano: 762 kg l’anno
La nostra provincia è prima nel Paese per la quota pro-capite di immondizia. Ottima e stabile la raccolta differenziata all’82,2%, la media nazionale è del 64%
Reggio Emilia Restiamo bravi a differenziare i rifiuti, anzi bravissimi dal momento nel 2021 abbiamo toccato una percentuale (82,1%) che fa sfigurare la media nazionale del 64%. Abbiamo però un grosso problema: produciamo troppa spazzatura. Nessuno in Italia ne produce quanto un reggiano. Se nella nostra provincia la produzione annuale media di rifiuti urbani è di 762,6 kg a persona, a Potenza, in Basilicata, questo numero è più che dimezzato: 337,6 kg. Nell’altra Reggio, in Calabria, 386,5 kg.
La media nazionale è comunque di 502 kg e ciò significa che a Reggio Emilia ciascuno di noi produce 260 kg di spazzatura in più dell’italiano medio. La quota pro-capite più alta si registra in Emilia-Romagna, con 641 kg a cittadino, la più bassa in Basilicata con 358 Kg. Il sud Italia produce decisamente meno rifiuti, stando ai rifiuti regolarmente censiti. Lo fotografa il “Rapporto Rifiuti Urbani” di Ispra, che fornisce i dati, aggiornati all’anno 2021, su produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Per concludere sul “capitolo” produzione di rifiuti, la quota pro-capite più alta si registra in Emilia-Romagna, con 641 kg a cittadino, la più bassa in Basilicata con 358 Kg. Superiore alla media nazionale, la crescita della produzione dei rifiuti (+2,8%) registrata nei 16 comuni con popolazione residente superiore ai 200mila abitanti. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, se a livello regionale siamo i più virtuosi (seguono, nell’ordine, Parma e Ferrara), in Italia siamo appena giù dal podio, al quarto posto: le province che differenziano più rifiuti si confermano Treviso (88,6%), Mantova (86,4%) e Belluno (83,8%). Inoltre, tra le città metropolitane, spicca Cagliari con quota 74,4%. Sono nove le regioni che superano l’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012: Veneto (76,2%), Sardegna (74,9%), Lombardia (73%), Trentino-Alto Adige (72,6%), Emilia-Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli-Venezia Giulia (67,9%), Umbria (66,9%) e Piemonte (65,8%).
L’organico, il 39% del totale, si conferma la frazione più raccolta in Italia. Seguono carta e cartone (19,1%), vetro (11,9%) e plastica (8,8%).
Come evidenziato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) «il Rapporto sottolinea l’emergenza di ridurre i gap esistenti a livello territoriale e in tale ambito importanti misure sono contenute sia nel Programma nazionale di gestione dei rifiuti (Pngr) che nel Programma nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)».
AsVis nasce nel 2016 per far crescere in Italia la consapevolezza dell'importanza dell'Agenda 2030 Onu e l’obiettivo numero 12 di questo programma d’azione mondiale è proprio incentrato sui principi di consumo e produzione responsabile perseguibili anche attraverso la riduzione della produzione di rifiuti.
Tornando all’ultimo “Rapporto Rifiuti urbani” di Ispra, nel nostro Paese sono complessivamente 657 gli impianti per la gestione rifiuti (il 53,1% al Nord), il 54,2% dei quali si occupa della frazione organica, che nel 2021 ha segnato una crescita del 2,9%. Il 19% dei rifiuti urbani finisce ancora in discarica e, nonostante in dieci anni il ricorso a questa forma di smaltimento si sia ridotto del 52%, nei prossimi anni l’impegno punta ad un ulteriore dimezzamento. l
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