Affidi, il pm blinda la causa
L’esponente dell’accusa Salvi introduce in aula diverse aggravanti per contrastare il rischio-prescrizione sui falsi e gli abusi di potere
Reggio Emilia Perlomeno in questo mese il già pianificato iter giudiziario a tappe forzate non ci sarà: saltate almeno cinque udienze e il processo “Angeli e demoni” – sugli affidi ritenuti illeciti dagli inquirenti – riprenderà a metà febbraio.
Il perché di questa piccola “rivoluzione” – nel rito ordinario, con 17 imputati alla sbarra (ieri tutti assenti) – è tutto nelle due intensissime ore snodatesi ieri in aula di Assise, in cui la scure della prescrizione (su non pochi reati contestati) ha tenuto banco, oltre naturalmente ad altre eccezioni preliminari sollevate da alcuni difensori su cui il collegio giudicante si esprimerà più avanti.
Ma torniamo alla prescrizione e sulla “mossa” della pm Valentina Salvi (titolare del fascicolo, ha coordinato le complesse indagini dei carabinieri) che notificando una nutrita serie di aggravanti non solo intende modificare numerosi capi d’imputazione, ma cerca pure di “mettere in sicurezza” una bella fetta del procedimento in odore di estinzione.
Una specifica aggravante riguarda il reato di falso che troviamo in una quarantina di imputazioni che si riferiscono – secondo l’accusa – alle relazioni fatte dai professionisti sui bimbi e che avrebbero inciso sulle decisioni del tribunale per i minorenni.
Per la pm Salvi siamo di fronte a falsità concernenti “un atto o parte di un atto, che faccia fede fino a querela di falso” (come recita lo specifico articolo del codice penale applicato).
Un tema, questo dei falsi aggravati che era stato sollevato nell’udienza del 21 dicembre scorso dall’avvocato Mariano Rossetti che tutela la Regione come parte civile. Il legale si era rivolto alla pm affinché «vengano salvate queste accuse dalla prescrizione». È stato ascoltato.
Sempre la rappresentante dell’accusa ha introdotto per altri reati (a rischio-prescrizione) una nuova aggravante prevista dal codice penale, cioè «l'aver commesso il fatto con abuso dei poteri, o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio”.
Complessivamente una novità processuale consistente che, in pratica, ridà la parola alle difese: replicheranno nella prossima udienza (da qui lo slittamento al 15 febbraio disposto dalla Corte per permettere ai legali di visionare il tutto).
In udienza è stata anche aggredita l’articolata memoria depositata dalla pm Salvi per replicare alle eccezioni preliminari sollevate dalle difese nelle due udienze di dicembre.
Ieri, infatti, non pochi avvocati difensori hanno evidenziato la presenza – in questa memoria – di atti d’indagine, in special modo diverse sommarie informazioni testimoniali (tecnicamente “sit”) raccolte nelle fasi d’indagine. Atti che per i legali non possono entrare ora nel fascicolo del dibattimento, ma solo all’esito delle testimonianze, da qui l’obiezione di aver violato una norma processuale. L’avvocatessa Cinzia Bernini ha parlato, attaccando la memoria , di «anticipata requisitoria».
Sul punto la pm Salvi ha poi detto che si è trattato di un refuso e che questi atti saranno tolti dalla memoria.l