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Cristian Sesena verso la conferma «Il lavoro precario e sottopagato»

Ambra Prati
Cristian Sesena verso la conferma «Il lavoro precario e sottopagato»

Si apre oggi la due giorni del diciannovesimo congresso provinciale della Cgil Il segretario: «I dati mostrano che la ricchezza d’impresa non va ai lavoratori»

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Reggio Emilia «Il 2023 sarà un anno molto complicato sul fronte del lavoro. E Reggio Emilia non è più un’isola felice».

Cristian Sesena preannuncia così l’attesa relazione odierna durante il diciannovesimo congresso provinciale della Cgil di Reggio che, con tutta probabilità, lo rinnoverà come segretario generale.

Nella due giorni di oggi e domani – ricca di ospiti d’onore come il segretario generale nazionale Cgil Maurizio Landini e come il presidente della Regione Stefano Bonaccini – verranno rinnovati il direttivo e la guida di via Roma, con Sesena come unico candidato: non esistendo candidature alternative, a scanso di sorprese la sua rielezione è pressoché scontata. Il principale sindacato reggiano si appresta al nuovo mandato in acque di ritrovata serenità, dopo il periodo burrascoso che ha preceduto l’arrivo di Sesena: prima la stroncatura causa fronda di Guido Mora, poi i quattro mesi di reggenza di Ramona Campari e la meteora Ivano Bosco.

Sesena – 48 anni, laurea in filosofia in tasca, segretario Filcams provinciale dal 2005 al 2009, dal 2011 nella segreteria nazionale come responsabile turismo, lavoro, migranti e pari opportunità – si appresta quindi a riscuotere un consenso che pare unanime, dopo i primi due anni di mandato.

La sua rielezione è data per sicura.

«C’è una proposta che dovrà essere valutata dalla neoeletta assemblea generale».

Cosa può anticipare del congresso?

«Abbiamo ospiti importanti come Maurizio Landini. In mattinata, dopo i saluti istituzionali, esporrò la mia relazione sui quattro anni passati e sul prossimo quadriennio. Vorrei sottolineare che, oltre agli interventi, saranno illustrati due focus di studi preparati dal nostro sindacato. La prima ricerca, realizzata insieme a Ires, è un questionario che interpella 4mila lavoratori e lavoratrici reggiani sulle condizioni di benessere, con un taglio particolare rispetto al tema delle discriminazioni di genere. La seconda ricerca, che sarà illustrata domani, è piuttosto un ritorno, che ho voluto ripristinare quando sono entrato in carica: si tratta di un osservatorio sul mondo del lavoro, una voce autonoma della Cgil della quale eravamo sprovvisti da anni. L’osservatorio provinciale sulle dinamiche del mercato del lavoro in rapporto con le imprese locali è stato realizzato incrociando diverse fonti (dati del centro per l’Impiego, della Camera del Commercio, della Regione e del Ministero dello Sviluppo Economico) e fa emergere un quadro interessante: ad esempio a Reggio l’indice di precarietà è elevato (otto contratti su dieci sono a tempo determinato, a chiamata, interinali o simili) e questa precarietà si accentua ancora di più quando si tratta di donne, precarie per antonomasia. Ne viene fuori un panorama non certo brillante per la nostra città: sul fronte dell’occupazione non siamo più un’isola felice».

Cosa non funziona più, nell’ex isola felice?

«Il punto è che, in parallelo a questa precarietà generalizzata, contiamo imprese reggiane che veleggiano su grossi risultati; stride molto che le filiere registrino utili notevoli, che però non si sono tradotti in occupazione e in condizioni dignitose. Viene da dire che gran parte della ricchezza di impresa non viene restituita ai lavoratori. Credo che la redistribuzione della ricchezza è il tema per eccellenza in questo frangente, visto che nell’agenda politica di tutto si parla tranne che di lavoro e stipendi adeguati».

Ha accennato prima ai quattro anni appena passati: può tracciare un bilancio?

«Il mio bilancio non può che essere positivo. Il sindacato veniva da un periodo complicato, di assestamento organizzativo e di pandemia. C’è stata una forte ripresa dell’attività, con tante iniziative di contrattazione, di accordi istituzionali e anche eventi culturali. Siamo stati molto presenti su tutti i tavoli aziendali: tra i tanti contratti ricordo l’ultima combattuta vertenza della Corghi Nexion di Correggio, con oltre cento ore di sciopero, ma anche i rinnovi di aziende come Tetrapak e Agricola Tre Valli. Nella collaborazione con le istituzioni ricordo il tavolo per il lavoro, l’importante protocollo siglato con il Comune sugli appalti nella pubblica amministrazione, gli accordi con la prefettura sull’agricoltura e sul badge di cantiere, le battaglie contrattuali sulla sanità. Sulla cultura sottolineo le nostre mostre: “Amatissime”, sulla storia delle operaie tessili di fine anni Sessanta allo Spazio Gerra e l’esposizione “Un tocco di classe”, tuttora in corso al Tecnopolo, sull’occupazione delle Reggiane, che è stata prorogata e andremo a chiudere con un evento finale il 28 gennaio».

Dopo un autunno che si è rivelato una falsa ripresa economica, come definirebbe la fase che stiamo vivendo attualmente?

«Una fase complicatissima, una congiuntura preoccupante: tra salari fermi al palo, caro energia, guerra in Ucraina rincari sul carburante, sarà un periodo difficile per lavoratori e pensionati».

A proposito di pensionati: cosa ne pensa di quota 103, la riforma che sostituirà la Fornero?

«La quota 103 riguarderà pochissimi reggiani. Non avrà un’adesione significativa. Un’occasione sprecata».

Quali saranno le principali sfide del 2023 per Reggio?

«Primo: far sì che i fondi del Pnrr producano effettivamente delle trasformazioni sociali con lavori di qualità. Secondo: salvaguardare il sistema sanitario pubblico che è a forte rischio, vista la mancanza di trasferimenti dal governo alle regioni difendere il welfare di salute e assistenza è fondamentale. Terzo: combattere la precarietà, fare di tutto affinché il mercato del lavoro sia più equo e non respinga i giovani, costretti a trovare un mestiere qualsiasi». l