L’Appennino senza neve chiede lo stato di emergenza
Domani l’incontro delle Regioni con la ministra Santanchè per gli aiuti al comparto. Il sindaco di Ventasso: «Servono gli aiuti al settore e uno sguardo a 360 gradi»
Ventasso Si terrà domani alle 10 nella sede del Ministero del Turismo, a Roma, l’incontro con la ministra Daniela Santanchè, per discutere della crisi che sta investendo le stazioni sciistiche dell’Appennino a causa della mancanza di neve. Ci sarà anche una delegazione emiliana, con il sindaco di Ventasso – con delega al Turismo nell’Unione montana – Enrico Ferretti pronto a farne parte – oggi verrano decisi i partecipanti locali – ma in ogni caso amministratori e operatori del settore potranno essere in collegamento.
Sindaco, come è la situazione?
«Semplicissimo, si riassume in due parole: senza neve la montagna non va. Poi, se vogliamo dire che i ristoranti sabato e domenica erano pieni, che a Capodanno di gente se ne è vista a Cerreto è vero, anche se meno del previsto. Però, alla fine, senza neve in inverno la montagna è “senza motore”. Di iniziative ne sono state fatte, pensiamo alla pista di pattinaggio a Ramiseto, ma sono palliativi. Ora ci stiamo dando da fare come amministrazione per sostenere chi ha subito quella che chiamo “tragedia”. Dobbiamo dare supporto a tutte le attività commerciali legate al settore neve, che hanno un indotto non solo nel Comune dove sono gli impianti di risalita».
Quello della neve è un problema che si legge dentro alla cornice dei cambiamenti climatici. Quale è la soluzione?
«Intanto, mi dovete spiegare come mai due anni fa c’è stata quella grande nevicata. O perchè l’anno scorso quando è venuta pochissima neve, ma c’era più freddo e con l’innevamento abbiamo portato a casa il più grande introito economico di sempre. Nessuno nega il riscaldamento della Terra, ma bisogna anche dire che per trent’anni si sono perse occasioni per investire su quelle che sono le tecnologie per la produzione di neve programmata. Ora non voglio guardare indietro, ma bisogna guardare avanti e in quella direzione».
Quindi, il futuro della nostra montagna resta la neve?
«Le temperature medie son un grado punto sei in più rispetto a venti anni fa qui. Con le moderne tecniche di innevamento questo avviene a meno 4 fino a zero gradi. Credo che ci sia il margine per farlo. Voglio essere fiducioso. Non voglio che si dica che è accanimento terapeutico, ma qui c’è un indotto legato alla neve del 75%. Non accetto che di punto in bianco non si debba più andare in questa direzione».
Lei dice che bisogna continuare a investire sul comparto neve e nello stesso tempo guardare in altre direzioni?
«Bisogna lavorare a 360 gradi, verso tutto ciò che porta gente in montagna in tutte le stagioni, dall’outdoor alle biciclette».
Cosa vi aspettate dall’incontro con Santanché?
«Per la prima volta, in tutto l’Appennino dalla Liguria alla Sicilia non c’è una stazione di sci aperta, il governo si attiverà per cercare di superare questo momento difficile. Noi come amministrazione stiamo cercando di ritoccare al ribasso le tasse delle attività, chiederemo di sospendere versamenti Inps, cartelle di pagamento di canoni demaniali delle piste, la cassa integrazione per quello che è uno stato di emergenza. Dobbiamo far passare che è uno stati di emergenza la mancanza di neve, comparabile alla mancanza di acqua. I Comuni devono fare la loro parte, la Regione si è già detta disponibile sia attraverso l’assessore Andrea Corsini che col presidente Stefano Bonaccini che si sono spesi in favore dell’innovazione tecnologica per l’efficientamento energetico di tutte quelle strutture per la produzione di neve programmata».