Sisma, un geometra coraggioso ha scoperchiato il sistema mafioso
Non ha piegato la testa di fronte a Giuseppe e Raffaele Todaro di Reggiolo Un altro tecnico ha ceduto per paura: «Ho visto chi erano e ho un figlio piccolo»
Reggiolo Si dice spesso che la lotta alla mafia e la tutela della legalità non sono questioni che possono essere demandate ai soli apparati investigativi e repressivi. La bontà di questa tesi è ribadita dall’indagine della Dda di Brescia, che ha scoperchiato un sistema di tangenti nella ricostruzione post-sisma nel Mantovano.
A dare “il la” agli inquirenti e far emergere il ruolo dell’architetto di Reggiolo Giuseppe Todaro e del padre Raffaele, è stata una persona con la schiena dritta. Un geometra scrupoloso che non ha accettato i ricatti ai quali era sottoposto affinché affidasse i lavori di ricostruzione di un’abitazione a una ditta indicata dai Todaro, la Bondeno di Gonzaga. Un gesto semplice, ma degli effetti dirompenti, che contrasta con il comportamento di un altro geometra, che invece ha ceduto alle pressioni.
La vicenda centrale di questa indagine, raccontata nell’edizione di ieri, è la tentata concussione ai danni di un geometra e di un mantovano residente a Magnacavallo che aveva avuto la casa danneggiata dal sisma del 2012.
Tutto ha avuto inizio nell’ottobre 2019, quando il tecnico venne convocato da Giuseppe Todaro, che a dispetto delle sue parentele era riuscito ad ottenere l’incarico di tecnico aggiuntivo esterno dei comuni di Magnacavallo, Poggio Rusco, Felonica, Borgo Mantovano e Sermide. L’architetto comunicò al professionista che, relativamente alla pratica di Magnacavallo, avrebbe ricevuto un contributo di 156mila euro per 120 metri quadrati e non di 220mila, per 160 metri quadrati, come invece valutato in precedenza da un altro responsabile comunale.
Todaro in quella occasione invitò il geometra all’esterno degli uffici dove era avvenuto l’incontro, nel Comune di Poggio Rusco, e gli fece una proposta. Gli disse che poteva venirgli incontro, incrementando il contributo a 176mila euro, a condizione, però che affidasse i lavori alla Bondeno.
A questo punto, emerge il rigore con il quale il mantovano ha resistito al ricatto. Il proprietario dell’immobile confermò la sua fiducia al tecnico ed entrambi convenirono di proseguire con l’impresa di lavori scelta in precedenza.
A novembre lo stesso geometra ricevette la visita di un responsabile della Bondeno, tale “Antonio”, poi risultato essere Raffaele Todaro, padre dell’architetto Giuseppe.
“Antonio”, descritto come una persona con un atteggiamento «da sbruffone», diede per scontato che i lavori di ristrutturazione sarebbero stati concessi alla sua ditta e chiese pertanto di avere il progetto.
Ma il geometra non cedette. Tanto che nei giorni seguenti Giuseppe Todaro telefonò più volte al professionista per sollecitarlo a indicare la ditta Bondeno nella pratica. E visto che le pressioni non sortivano effetto, ecco allora che anche i soci del geometra e lo stesso committente, ricevettero telefonate nelle quali venivano prospettati dei rischi, cioè la mancata erogazione dei fondi, nel caso non avessero agito come veniva loro detto.
Le pressioni non hanno sortito effetto. In alcune telefonate intercettate l’architetto Todaro ha definito il tecnico «deficiente», e «pezzo di m...». Si tratta di medaglie sul petto del geometra, che gli inquirenti hanno definito «l’unico professionista ad essersi opposto frontalmente ed efficacemente» ai comportamenti «prevaricatori o comunque abusivi» di Todaro. L’architetto si è consolato sparlando di lui. In una conversazione con una dipendente comunale ha riferito che un sindaco gli avrebbe detto di lasciare perdere quel geometra, «noto per la sua inaffidabilità» e poco considerato nel suo ambiente.
Nello stesso periodo, un altro geometra, ha invece accettato la proposta. Perché? «Per non avere problemi, anche perché ho un figlio piccolo», ha riferito in seguito.
Il tecnico intimorito aveva fatto una ricerca su Google e aveva letto un articolo del Fatto Quotidiano dal titolo “A Fabbrico il parco comunale è realizzato dai nipoti del boss di ‘ndrangheta Dragone”. L’episodio si riferisce al 2019, quando emerse che il parco urbano di via Righetta era stato realizzato dalla Immobiliare Raffaella di Todaro Maria Teresa & C di Reggiolo.
La questione creò clamore, tanto che venne annullata la cerimonia di inaugurazione, perché fu fatto notare che Maria Teresa è sorella di Giuseppe Todaro ed entrambi erano soci al 50% di un’altra società, la Gmc Immobiliare srl, alla quale nel 2015 l’allora prefetto di Reggio Emilia Raffaele Ruberto negò l’iscrizione alla White List.
Un’annotazione, infine, sui pubblici amministratori. Il geometra scrupoloso ha segnalato la vicenda a due sindaci mantovani. Uno gli ha fornito risposte a suo dire non soddisfacenti, tanto che si è rivolto a un secondo, che invece lo ha messo in contatto con la struttura commissariale della Regione Lombardia, incaricata di vigilare sulla ricostruzione. Anche qui, se le cose sono andate in questo modo, vale la pena sottolineare la differenza nei comportamenti.