Giro di mazzette da 400 euro sui loculi in vendita per il clan
Secondo gli atti «si incontrava» con i sodali e condivideva «le strategie commerciali»
Reggio Emilia Si spartivano circa 400 euro per ogni loculo, venduto a terzi a 3.500 euro. Tanto valeva il traffico illecito di loculi e cappelle scoperchiato nel cimitero di Santa Maria a Vico, nel casertano, che ha portato dietro le sbarre l’ex consigliere comunale di Reggio Emilia (dal 2004 al 2014, la prima elezione con la lista ReggioLab di Carlo Baldi poi due mandati con il Pd) Carmine De Lucia, 54 anni.
Originario di Caserta ma residente a Pieve da trent’anni, De Lucia è l’unico reggiano coinvolto nell’indagine della Guardia di Finanza di Marcianise coordinata dalla Dda di Napoli. I fatti si sono svolti esclusivamente nel Comune di Santa Maria a Vico, dove secondo gli inquirenti la camorra aveva messo le mani sul cimitero: grazie alla complicità prezzolata di un dipendente comunale e del custode del cimitero, secondo l’accusa l’assegnazione dei loculi non avveniva più tramite il canale pubblico ma da un gruppo criminale che contava al suo interno due esponenti di spicco della camorra, in particolare del clan Massaro: erano i pregiudicati a terrorizzare i legittimi proprietari, costretti a cedere i loculi, e a vendere ai privati che non trovavano più posto per i defunti.
Tredici gli indagati a piede libero e sei gli arrestati, accusati a vario titolo e in concorso tra loro dei reati di estorsione e corruzione aggravate dal metodo mafioso: Domenico Nuzzo, 50 anni alias Mimmariello, noto esponente del clan; il compare Carmine Liparulo, 48 anni; Pasquale Crisci, 46 anni, all’epoca consigliere comunale e ora vicepresidente in carica della Provincia; Giovanni Papa, 57 anni, dipendente comunale addetto ai servizi cimiteriali; Giuseppe Pascarella, 43 anni, detto “’a livella”, il custode del cimitero; e infine Carmine De Lucia. Tutti sono stati sottoposti ieri a interrogatorio di garanzia, tranne Nuzzo che secondo un sito web risulterebbe irreperibile. De Lucia – che sarebbe stato incastrato da acquisizioni testimoniali e documentali e da numerose intercettazioni telefoniche – avrebbe avuto un ruolo di primo piano all’interno del sodalizio: era «l’addetto alle vendite», la figura che faceva da intermediario tra il gruppo e i privati cittadini costretti a rivolgersi a lui e a pagare un sovrapprezzo se volevano seppellire il caro estinto. Secondo gli atti De Lucia «non disdegnava la vendita diretta dei loculi»; con gli altri sodali il 54enne «si incontrava e condivideva strategie commerciali e indicazioni operative, come risulta dall’attività intercettiva».
Nell’ordinanza del tribunale di Napoli De Lucia compare in un episodio di corruzione a pubblico ufficiale riguardante un lotto da sedici loculi, a lui intestati, tutti venduti. Secondo gli inquirenti «con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, De Lucia Carmine» in quanto «aggiudicatario dell’intero modulo» di sedici loculi situati nel cimitero di Santa Maria a Vico «prometteva e dava a Nuzzo (il camorrista) e a Pascarella (il custode del camposanto) la somma di 400 euro per ogni loculo venduto a terzi al prezzo di 3.500 euro». L’accusa di corruzione deriva dal fatto che la mazzetta al custode era finalizzata a fargli compiere «atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistiti tra l’altro nella mancata verifica della corretta procedura di assegnazione dei manufatti cimiteriali» e in particolare «nel consentire a De Lucia di vendere a terzi acquirenti i loculi a lui assegnati dal Comune di Santa Maria a Vico», secondo il quadro accusatorio assegnati in modo illecito come prestanome. «Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi dell’assoggettamento e dell’omertà per agevolare l’organizzazione camorristica del clan Massaro». Le esigenze cautelari sarebbero motivate «dalla sussistenza di un concreto, attuale e intenso pericolo di reiterazione» di «episodi delittuosi preoccupanti».