Gazzetta di Reggio

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L’intervista

«Legalità, Comuni e Prefettura difenderanno tutti i protocolli»

«Legalità, Comuni e Prefettura difenderanno tutti i protocolli»

Vecchi dopo il ricorso al Tar dell’ex assessore di Casina

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«I Comuni si difenderanno e saranno al fianco della Prefettura in questo inedito contenzioso». E ancora: «Il 18 di gennaio la Consulta si riunirà. In quella sede porteremo nuove idee e progetti». Così il sindaco, Luca Vecchi, interviene su uno dei temi più caldi a Reggio, quella legalità su cui periodicamente si accendono i riflettori. Due gli episodi più discussi negli ultimi giorni: da un lato l’uscita dalla Consulta Legalità di Agende Rosse e del sindaco di Castelnovo Monti, Enrico Bini, denunciando l’immobilismo dell’organo; da un altro lato il ricorso al Tar presentato dall’ex assessore ed ex consigliere di Casina, Tommaso Manfreda, per l’esclusione della sua azienda di costruzioni dalla White List. Nel ricorso – contro la Prefettura, i Comuni, la Regione e tre Unioni – viene chiesta la sospensione dei vari protocolli di legalità, attivi in provincia anche sull’edilizia privata.

Manfreda, di origine cutrese, ha sempre detto di non aver nulla a che fare con la mafia: «Il prefetto Iolanda Rolli – aveva spiegato l’ex assessore di Casina – svolge verifiche e incrocia dati: le mie origini cutresi e la vicinanza con un’altra azienda che, nello stesso periodo, è stata invece colpita da interdittiva antimafia, ha forse provocato la decisione. Loro sono al civico 1 e la mia è al civico 1/1. A 500 metri di distanza. Ma io con questa ditta e questa famiglia non ho mai avuto rapporti...». Poi il ricorso.

Sindaco Vecchi, che idea si è fatto della vicenda che interessa l’amministrazione di Casina?

«Guardi io ho molto rispetto dell’amministrazione di Casina e della sua comunità. Penso, da sindaco della città, che quando si dà un giudizio su altri Comuni, su altre comunità, occorra sempre farlo con questo senso della misura. Però questa vicenda innanzitutto ha bisogno di un necessario punto di chiarezza e consapevolezza politica che credo imprescindibile per tutti. Poi ognuno si prenderà le proprie responsabilità».

Ovvero?

«Un imprenditore può legittimamente cercare di far valere le proprie ragioni in sede di giudizio. Ma se quell’imprenditore è un consigliere comunale e ricorre contro la prefettura e contro tutti i Comuni della provincia, compreso il suo, obiettivamente si pone un problema da cui non è più possibile restare indifferenti. La vicinanza alla Prefettura e soprattutto il pieno sostegno ad una azione di prevenzione attraverso lo strumento dell’interdittiva antimafia mi pare assolutamente preliminare e imprescindibile. Le interdittive antimafia sono state uno strumento fondamentale e decisivo nel contrasto alle infiltrazioni. E l’azione dei prefetti ha mostrato nel tempo rigore ed efficacia».

Ma questa vicenda ha in sé un ulteriore elemento. Manfreda ha deciso di portare al Tar tutti i Comuni reggiani.

«Appunto, in questa vicenda c’è un secondo e ulteriore problema non trascurabile. Il ricorso viene esteso contro tutti i Comuni, compreso il Comune di Reggio, e mette nel mirino la legittimità dei protocolli antimafia che abbiamo sottoscritto in questi anni insieme alla Prefettura. I protocolli antimafia sono uno degli strumenti più rilevanti che le amministrazioni comunali si sono date negli ultimi 15 anni. Hanno cambiato il modo di lavorare, hanno costruito consapevolezza e cultura della legalità. Hanno fatto prevenzione. E soprattutto ce li siamo dati a Reggio ma non si sono visti diffusamente in giro per l’Italia. Questo significa che a Reggio abbiamo introdotto filtri verso certe imprese che altrove non ci sono. Questo significa che a Reggio abbiamo fatto sul serio. Le recenti vicende del Mantovano dicono proprio questo. Con i nostri protocolli, certe aziende, non in linea con certi requisiti, non avrebbero lavorato sul territorio».

Come si sostanziano questi protocolli?

«Sono protocolli che intensificano i controlli su lavori pubblici, su edilizia anche privata e vincolano le autorizzazioni amministrative al possesso di requisiti antimafia. A volte ci avvitiamo in polemiche tra di noi. Si abbia la consapevolezza che il percorso di impegno e di crescita che abbiamo fatto passa anche da qui, dall’adozione di strumenti che altrove non esistono. Certo, non sono e non possono essere l’unico strumento, ma chi in questi giorni con inutili polemiche ha derubricato l’efficacia di questi protocolli ha dimostrato una preoccupante leggerezza e incompetenza su cosa sia amministrazione pubblica e su come affrontare la complessità di certe situazioni. Chiamare in causa, davanti al Tar, tutti i Comuni, mettendo in discussione la legittimità amministrativa dei protocolli di legalità, significa provare a far saltare uno degli strumenti fondamentali della strategia antimafia che Reggio si è data in questi anni. I Comuni si difenderanno e saranno al fianco della Prefettura in questo inedito contenzioso».

Peraltro anche il Comune di Casina ha sottoscritto il protocollo.

«Assolutamente e questo rende ulteriormente surreale questa vicenda. L’amministrazione comunale di Casina farà le sue valutazioni. Credo di interpretare il pensiero e la preoccupazione di tanti miei collegi nell’auspicare che il Comune prenda le dovute distanze da questa vicenda. Separare interessi privati da interessi pubblici, mettere in sicurezza l’autonomia e la credibilità di una istituzione è compito esclusivo di chi è chiamato a rappresentarla».

C’è però un’altra questione che riguarda la legalità. Ed è il tema della Consulta, su cui ci sono state due fuoriuscite e c’è molta polemica.

«Guardi su questo ho già espresso il mio pensiero. Ribadisco, dobbiamo avere consapevolezza di cosa è la Consulta, del perché è nata, perché è da qui che possiamo valutare cosa può fare e cosa non può fare. All’indomani della fine del processo Aemilia fui io insieme ad altri sindaci a promuovere una consultazione per verificare l’avvio di questa esperienza. Sentivamo l’esigenza di avere un luogo periodico di confronto, di allineamento, di condivisione di progettualità comuni, in cui istituzioni, associazioni economiche e sindacali, associazioni antimafia ed altri attori potessero portare a sintesi il loro confronto. Sentivamo il bisogno di non disperdere un lavoro comune fatto negli anni di Aemilia. La Consulta in questi anni ha offerto questa opportunità e questa occasione di lavoro. Nessuno ha mai pensato che lì si possano esaurire tutte le valutazioni e decisioni in materia di antimafia. Sarebbe un errore, significherebbe non averne compreso ruolo e funzione. Come amministrazione abbiamo sottoscritto i protocolli di legalità, abbiamo avviato iniziative pubbliche e culturali, abbiamo istituito lo sportello di legalità, arriviamo ogni anno a migliaia di studenti delle scuole su moduli formativi di cultura della legalità. Aggiungo, abbiamo autonomamente assunto una linea di politica urbanistica che ha cancellato volumetrie e migliaia di potenziali appartamenti e talvolta ci siamo pure beccati i ricorsi di aziende sottoposte a interdittive antimafia. Tutto ciò è sempre stato portato alla discussione della Consulta. Devo dire, senza nessun intento polemico, che non ho visto da parte di molti altri attori lo stesso protagonismo e la stessa sensibilità su questo tema. E se oggi intervengo sulla vicenda Casina è perché è sui fatti di rilievo che occorre avere la reattività e la lucidità necessaria. Perché dal modo in cui si sta sui fatti si legittima lo stesso ruolo e protagonismo della Consulta e dell’azione di ognuno di noi».

Agende Rosse e Bini però hanno lasciato.

«Ho rispetto del pensiero di tutti. Il 18 di gennaio la consulta si riunirà. In quella sede porteremo nuove idee e progetti. Ho parlato con il prefetto Rolli e credo ci siano le condizioni perché la Consulta possa essere invitata in Prefettura per apposita iniziativa di confronto. Parlerò con Enrico Bini perché è un sindaco che stimo e conosco la sua sensibilità e ho fiducia che vi sia il dovuto chiarimento».

Sindaco, un’ultima domanda. A suo avviso, dopo gli anni di Aemilia, quanto ssi può considerare grave il problema delle infiltrazioni.

«Guardi io credo che questa comunità nel suo insieme abbia fatto un percorso molto serio e impegnativo. Credo che il lavoro di tutti, magistrati, forze dell’ordine e Prefettura in primis sia stato straordinario. Ma credo anche che dobbiamo mantenere un adeguato livello di preoccupazione e di impegno. Un sindaco deve sempre stare attento a non procurare allarmi, ma nemmeno a sottovalutare la complessità di ciò che affrontiamo perché parliamo a tutti i nostri cittadini. Io vedo i risultati non scontati, ma sento il dovere di tenere la guardia alta, il giusto livello di preoccupazione e la consapevolezza che questo cammino non può considerarsi concluso». l

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