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Le patenti restavano agli ubriachi, indagato un avvocato reggiano

controlli stradali polizia municipale val d'enza
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L’inchiesta all’Elba coinvolge un legale originario di Castelnovo Monti

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Castelnovo Monti Patenti ritirate per guida sotto l’effetto dell’alcol che in realtà, alle persone fermate dalle forze dell’ordine, dalla prefettura di Livorno non sarebbero mai state sospese. Motivo per il quale gli automobilisti coinvolti avrebbero continuato a guidare senza problemi. È per questo che l’ex viceprefetto dell’Elba, il settantunenne livornese Giovanni Daveti, è a processo per abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici insieme all’avvocato Alessandro Moretti, 56 anni, originario del comune emiliano di Castelnovo Monti. Con loro, per il solo reato di falso, anche un ventisettenne di Porto Azzurro, un musicista venezuelano di 30 anni (residente a Portoferraio) e una quarantunenne tedesca che abita a Capoliveri.

L’inchiesta – coordinata dal procuratore Ettore Squillace Greco e dalla sostituto Ezia Mancusi, delegata alla guardia di finanza di Portoferraio – si riferisce a presunti verbali datati 2017 e vede al centro colui che in un’operazione di polizia giudiziaria venne definito l’ex “viceré” dell’Elba, Daveti appunto, già condannato in primo grado a quattro anni e otto mesi di reclusione per associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale e dalla Corte dei conti a risarcire lo Stato per 72.325,47 euro.

L’ex dirigente del ministero dell’Interno, naturalmente, è in pensione e non ha più alcun ruolo nella pubblica amministrazione. Secondo l’accusa, insieme a Moretti, avrebbe «attestato falsamente la restituzione di quattro verbali di guida per decorso del periodo di sospensione delle patenti in realtà mai ritirate agli interessati, in violazione delle regole di condotta del codice della strada, procurando un ingiusto vantaggio patrimoniale derivante dal far risultare eseguita la sanzione accessoria, quando in realtà i diretti interessati avevano sempre mantenuto la disponibilità della patente di guida nel periodo di sospensione». Di fatto, stando alla ricostruzione della procura, le forze dell’ordine ritiravano regolarmente le licenze alle persone sorprese con un tasso alcolemico superiore al previsto, ma dopo qualche giorno gli automobilisti sarebbero rientrati materialmente in possesso delle patenti, continuando a circolare.

L’avvocato Moretti, in concorso con un ventisettenne elbano, è inoltre accusato di aver «attestato falsamente il completo svolgimento dei lavori di pubblica utilità» alla parrocchia di San Giuseppe, a Carpani, e poi di aver «presentato la falsa attestazione all’ufficio esecuzione penale esterno del tribunale di Livorno per la relazione al giudice per le indagini preliminari che, di conseguenza, ritenendo erroneamente sussistenti i presupposti di legge del corretto e completo svolgimento dei lavori ha adottato il provvedimento dichiarativo dell’estinzione del reato ideologicamente falso». L’avvocato Girardi che difende Daveti si oppone con forza alla tesi dell’accusa: «La teoria secondo la quale ci sarebbe stato un accordo fra il mio assistito e Moretti è debole, perché parliamo di pochissimi casi su centinaia di pratiche». l

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