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Spuntano manifesti no vax in città

Spuntano manifesti no vax in città

Il sindaco Vecchi: «Un’offensiva campagna di disinformazione»

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Reggio Emilia Nessun imbrattamento stavolta, come avvenuto in passato in numerose zone della città, prese di mira soprattutto dalla sigla ViVi. Questa volta si è ricorsi un cartellone pubblicitario. È quanto segnalato dal sindaco, Luca Vecchi, su Facebook, in un post nel quale denuncia la presenza di manifesti No Vax in alcune zone della città. «Sono comparsi in città dei manifesti novax. Una campagna di disinformazione antiscientifica veramente offensiva - afferma Vecchi – Offensiva verso chi non ce l’ha fatta e verso i loro famigliari. È offensiva per tutto il nostro personale sanitario impegnato ormai da quasi tre anni in questa emergenza sanitaria».

Nei cartelloni, in cui si fa riferimento a due associazioni (associazione Modena Libera e associazione Omnia) si critica in maniera irrazionale il ricorso al vaccino anti-Coronavirus, paragonandolo a una roulette russe e mettendo in evidenza una serie di considerazioni sulla campagna vaccinale che non hanno trovato alcun credito presso la comunità scientifica internazionale.

Per Vecchi, dunque, una vera campagna di disinformazione antiscientifica, «offensiva verso l’intelligenza e il buon senso dei cittadini reggiani: basta guardare cosa sta accadendo in Cina per capire quanto sia stata cruciale la campagna vaccinale in Italia e in Europa. È offensiva verso una comunità intera che con uno sforzo incredibile ha affrontato il Covid-19 e ne è uscita con responsabilità restando unita».

Il post del sindaco è stato subito commentato da diversi utenti. E non mancano coloro che si chiedono chi abbia mai potuto concedere uno spazio pubblicitario così ampio, rendendo così visibile un tale messaggio provocatorio oltre che irresponsabile. Non è comunque la prima volta che i No Vax profano a far sentire le loro ragioni antiscientifiche in città, arrivando persino ad attaccare con pesanti imbrattamenti le sedi di sindacati, Agenzie delle Entrate, Ispettorato del Lavoro e persino la sede dell’ordine provinciale dei medici.