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Saman, a caccia di altri complici Si cerca il Dna su vestiti e oggetti

Tiziano Soresina
Saman, a caccia di altri complici Si cerca il Dna su vestiti e oggetti

Il ruolo-chiave del genetista inserito ieri nel pool di periti

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Novellara Ai consulenti del tribunale di Reggio Emilia che lo scorso 9 dicembre hanno eseguito l’autopsia sul corpo di Saman Abbas sono stati concessi altri 90 giorni per depositare la loro relazione conclusiva.

Resta però confermata l’udienza del 17 febbraio prossimo (nel processo a carico deifamigliari della giovane scomparsa da Novellara, accusati di averla uccisa), in cui i periti dovrebbero dar conto dei risultati sin qui emersi.

È il quadro emerso ieri quando Cristina Beretti – presidente della Corte d’assise – ha conferito l’incarico a due nuovi professionisti che entrano nella squadra capitanata dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo. Si tratta del professor Biagio Leone, anatomopatologo dell’Università di Milano, e di Roberto Giuffrida, genetista forense del gabinetto della Polizia scientifica milanese. Le analisi del genetista, in particolare, potrebbero rivelare l’eventuale presenza di altri complici sul luogo dell’omicidio della 18enne. Lo si intuisce dalle parole dell’avvocatessa Barbara Iannuccelli, legale dell’associazione Penelope, parte civile nel processo, alla conclusione del passaggio giudiziario tenutosi a porte chiuse: «Il ruolo del genetista è molto importante, perché serve per evidenziare i rilievi di Dna sul corpo e sui vestiti di Saman, nonché su tutti gli oggetti sequestrati. Ci dirà se, contestualmente al decesso, vi erano altri soggetti rispetto ai famigliari finiti nell’inchiesta».

Si cercano insomma nuove prove , anche perché è stato aperto un altro fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere. Un secondo filone di indagine, quello aperto dalla Procura di Reggio Emilia diretta dal procuratore Calogero Gaetano Paci. È l’ultimo atto, in ordine di tempo, di un lavoro investigativo che da quasi due anni va avanti senza sosta. E sta raccogliendo frutti: l’arresto del padre latitante in Pakistan, Shabbar Abbas, e la scoperta, su indicazione delle zio imputato e detenuto, di dove si trova il cadavere ne sono la conferma. Ma che per questo crudele disegno famigliare per eliminare Saman, rea per il clan famigliare di essersi ribellata al matrimonio forzato, si potessero ipotizzare altri coinvolgimenti oltre a quello dei cinque imputati (il padre, la madre Nazja Shaheen, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq) non è una sorpresa. Intercettazioni telefoniche, ambientali, dialoghi intercettati attraverso le App di messaggistica nonché le dichiarazioni del fratello di Saman – rese in incidente probatorio – indicano altre persone che, quanto meno, sarebbero state al corrente della fine fatta fare a Saman Abbas. All’estero, in Pakistan, ma anche a Novellara, nella cerchia famigliare della giovane. Indicazioni che evidentemente meritano un approfondimento investigativo da parte degli inquirenti, diretti dalla pm Laura Galli. Al momento, risulta che il fascicolo sia a carico di ignoti.

L’avvocato Liborio Cataliotti – che difende lo zio Danish – ritiene invece più plausibile che l’eventuale coinvolgimento di altre persone in questa terribile vicenda possa emergere dal processo che inizierà il 10 febbraio, piuttosto che dall’attività peritale in corso.l

T.S.

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