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«La mia terra tagliata dalla Tangenziale Nord»

«La mia terra tagliata dalla Tangenziale Nord»

Fausto Catellani è uno degli espropriati di Cavazzoli: «Devo rinunciare alla vigna per un’opera che non servirà»

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Reggio Emilia «Sognavo di andare in pensione e dedicarmi alla vigna, invece la Tangenziale Nord taglierà in due il mio podere rendendomi difficile, se non impossibile, persino coltivarlo».

Fausto Catellani pronuncia queste parole scuotendo la testa. Agronomo in pensione, ex consigliere di circoscrizione, vive in una villetta a Cavazzoli insieme alla moglie. A duecento metri di distanza si trova la casa colonica in cui viveva da bambino e in cui, ancora, vive sua madre. «Quando verrà realizzata la tangenziale – spiega guardando quelli che adesso sono campi – qui ci passeranno le macchine e per raggiungere mia mamma dovrò fare un giro lunghissimo. Mi hanno detto che forse terranno il ponte sul Crostolo un po’ più alto per farmici passare sotto, ma, se così non fosse, per continuare a coltivare il mio podere dovrei fare chilometri in più e andare con i mezzi agricoli su strade a scorrimento veloce. Ha senso?».


Catellani estrae mappe e lettere da una cartellina di plastica e le dispone sul tavolo della sala: «Passeranno qui, costruendo un nuovo ponte proprio dove l’alveo del torrente è più largo...». Intanto cinciallegre e pettirossi si danno il cambio nella mangiatoia fai da te realizzata sul balcone. «Quando sono venuto a vivere qui mi sembrava il posto più bello del mondo – ricorda – poco distante dal centro, con la ferrovia e il Crostolo a farmi da confine... pensavo che nessuno sarebbe arrivato a disturbarmi. Invece sono venuti proprio qui».

Della Tangenziale Nord, a Reggio, si parla da almeno trent’anni e Catellani ricorda il movimento che ha investito tutto il territorio per raccogliere pareri e punti di vista. «C’erano i consigli di circoscrizione, quelli delle parrocchie, tutti dicevano la propria idea, tutti erano informati. Ricordo che per il primo progetto della tangenziale, quello che sembrava dovesse essere realizzato, erano state fatte 1.300 interrogazioni in consiglio comunale. Poi i piani sono stati stravolti e non si capisce il perché. Il nuovo studio di progettazione è stato fatto a partire dalle carte, senza un minimo confronto, senza conoscere il territorio». Ma ormai c’è poco da fare. «Gli espropri sono ingiuntivi», ripete più di una volta, come un ritornello. I lavori sono iniziati la scorsa estate, di fianco a casa di sua madre (a neanche mezzo metro dal basso servizio esistente) sta già sorgendo una barriera anti-rumore.

Eppure, pur dicendosi rassegnato, Catellani vuole raccontare a tutti di come la sua vita è stata stravolta. «Siamo stati informati del nuovo tracciato da Anas, con una lettera. Un giorno all’improvviso ci siamo trovati dei tecnici che prendevano misurazioni e picchettavano le aree interessate. Giravano sui nostri terreni e noi non sapevamo nulla», dice. «Mi sono rivolto a un legale per tutelarmi, sapevo che non avrebbe avuto senso fare ricorso, perché questi lavori non possono essere fermati. Ma mi hanno pagato la terra al di sotto del valore di mercato, senza nemmeno considerare che io lì avrei voluto coltivare il mio vigneto e senza riconoscere la conseguente svalutazione della zona».

A bordo della sua Panda, nel brevissimo tratto di strada che dalla sua casa porta a quella di sua madre, indica il cavalcavia che verrà abbattuto, il sottopasso pedonale che verrà chiuso, il tracciato del teleriscaldamento che è già stato spostato («pagando un sacco di soldi»). I suoi occhi vedono rotonde, svincoli e ingorghi dove ancora si estendono solo campi. «Alla fine di tutto – sospira con le mani in tasca davanti al cantiere già avviato nel cortile della sua infanzia – al di là del danno che mi hanno arrecato e dei sogni infranti, mi fa arrabbiare sapere che la Tangenziale Nord, che tutti aspettiamo da sempre, fatta così non servirà a nulla. Convoglierà tutto il traffico nella zona del Meridiana, che è già oggi un imbuto, e sbucherà non a Calerno, dove inizialmente si pensava di arrivare per alleggerire il traffico di Cella, Gaida e Cadè, ma nella rotonda di Corte Tegge. È una infrastruttura che paghiamo noi cittadini, che dovrebbe servire a noi, invece in poco tempo - ne sono sicuro - sarà superata e non servirà proprio a niente». l

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