Per l’Italia è bigamo ma il reato è prescritto
La difesa: «Ripudiò la moglie e si risposò nel 2011»
Reggio Emilia Troppo tempo è passato – undici anni e mezzo – dal secondo matrimonio in Marocco per definire, in Italia, il nordafricano 55enne un bigamo.
È questo il senso della sentenza emessa di recente dal giudice Maria La Nave che ha fatto calare la scure della prescrizione su una storia d’amore sull’asse Marocco-Italia burocraticamente piuttosto intricata.
La vicenda ha origine qualche anno fa. Ed era culminata – sul piano giudiziario – con un decreto penale di condanna da 30mila euro di ammenda a cui il marocchino (da tempo cittadino italiano) si era opposto tramite l’avvocato difensore Alessandro Carrara, portando il caso davanti ad un giudice monocratico.
Come emerso nel processo per bigamia, fino al 2011 il nordafricano era stato sposato con una connazionale.
Nel maggio di quell’anno, però, la coppia “scoppia” e lui – trasferendosi in Marocco – chiede il ripudio della moglie che gli viene concesso dal tribunale di Casablanca, da qui l’annullamento a maggio delle nozze.
Due mesi dopo, cioè a luglio, convola a nozze con un’altra donna.
Tutto bene fino al 2015, quando con la nuova consorte decide di fare ritorno in Italia e di ristabilirsi a Reggio Emilia.
Per regolarizzare la sua posizione anagrafica, si rivolge agli uffici comunali per far registrare il divorzio dalla prima moglie e le nozze con la seconda moglie.
È stato in quel momento che l’addetto all’anagrafe (ha deposto anche in aula) si è reso conto che il 55enne, non avendo mai depositato in Italia l’annullamento del primo matrimonio (lo farà solo un anno dopo) risultava sposato con due donne, nello stesso momento.
Dall’anagrafe è partita la segnalazione alla Procura, dove sono seguiti gli accertamenti del caso. Che hanno portato a quel decreto penale di condanna a cui, con l’avvocato Carrara, l’uomo ha deciso di opporsi.
Nel processo una figlia dell’imputato e della prima moglie ha confermato che a partire dal 2011 i genitori si sono lasciati, per non tornare più insieme.
Come a dire dunque che se c’è stata bigamia è stata solo dal punto di vista dei documenti, non certo per la volontà di avere due mogli contemporaneamente (anche se in Marocco è consentito).
E nell’udienza decisiva la Procura ha sostenuto che la bigamia c’è stata, perché solo un anno dopo (vale a dire nel 2016) il 55enne ha regolarizzato la propria posizione coniugale in Italia.
Mentre l’avvocato Carrara ha sostenuto che le radici di questa storia affondano nella data delle secondo nozze, cioè al luglio 2011, quindi da quel momento deve partire il conteggio ed essendo ormai nel 2023 il reato di bigamia si è prescritto. Tesi difensiva accolta dal magistrato giudicante.