Gazzetta di Reggio

Reggio

Reggio Emilia

Rincari, è una stangata da quasi 2800 euro l’anno a famiglia

Luciano Salsi
Rincari, è una stangata da quasi 2800 euro l’anno a famiglia

È quanto pesano inflazione e costo della vita su una famiglia. Per i single costi in più per 1.698 euro. Batoste sulle case

3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia La chiamavano tassa occulta, ma si fa fatica a nasconderla, quando incomincia ad erodere sensibilmente gli stipendi, le pensioni e i risparmi senza la scala mobile e le rendite dei Bot che la compensavano almeno in parte negli anni Settanta e Ottanta. L’anno scorso l’inflazione ha compiuto un balzo anche nella nostra città, dove i prezzi medi sono aumentati del 7,5%, quasi come nell’insieme dell’Italia (8,1%) e dell’Emilia-Romagna (8,4%). La tendenza non si discosta sostanzialmente da quella registrata nel quadro nazionale e regionale.

Lo dimostrano le tabelle e i grafici pubblicati da Federconsumatori, che mette a confronto Reggio Emilia con gli altri capoluoghi emiliano romagnoli nello studio analitico compiuto dall’associazione affiliata alla Cgil e reso noto nei giorni scorsi. Le famiglie reggiane hanno dovuto subire mese per mese all’incirca gli stessi esborsi aggiuntivi di quelli registrati altrove, vertiginosi per combustibili e bollette e attenuati da discese solo temporanee. Anche in ambito locale si risente delle tensioni provocate a livello globale dalla guerra e dalla crisi energetica, che fu all’origine dell'inflazione a due cifre incominciata nel 1973, culminata con il 21,2% del 1980 e proseguita fino al 1985, l’ultimo anno con un aumento dei prezzi (9,2%) superiore a quello riscontrato nel 2022.

Nello scorso dicembre i prezzi sono calati dello 0,2% rispetto al mese precedente, ma avevano subito in precedenza un tale saliscendi da accusare un rialzo record, pari all’11,6%, rispetto al dicembre 2021. Ne deriva che nell’intera annata una famiglia reggiana composta da tre persone ha dovuto sostenere mediamente 2.768,66 euro di spese aggiuntive, poco meno dei 2.900 della media regionale. La maggior parte dell’aumento, 1.894,96 euro, se n’è andata per l’abitazione, soprattutto per le fatture di gas, elettricità e acqua, meno di un terzo, 793,73, per i generi alimentari. L’aggravio è stato quasi altrettanto pesante e maggiormente incisivo per il medesimo nucleo con il capofamiglia disoccupato, trattandosi in gran parte di spese essenziali non comprimibili: 2.490,94 euro in totale, di cui 1.699,40 per la casa e 701,16 per il cibo.

In proporzione ha sborsato molto di più una persona sola, 1.698,42 euro aggiuntivi, ripartiti fra 1.259,91 e 375,54. Il salasso più consistente ha riguardato tutto ciò che si spende per l'abitazione, che nella nostra città è aumentato in media del 34,6%, un po’ meno che nell’insieme dei capoluoghi dell’Emilia-Romagna, che totalizzano il 36,3%.

Seguono le spese per i trasporti (più 8,2%), quelle per l’alimentazione (9,5%), per la ricettività e la ristorazione (3,4%, molto meno del 6,6% regionale), per abbigliamento e calzature (più 3,2% contro il 2,5%), ricreazione e spettacoli (2,4% in più), altri beni e servizi (2,2% di rialzo), mobili e articoli casalinghi (cresciuti solo dell’1,8% contro una media regionale del 5,6%), per tabacchi e bevande alcoliche (1,3%). Non sono consolanti le uniche diminuzioni di prezzo, relative all’istruzione (meno 1% contro un meno 0,2%) e ai mezzi d’informazione e comunicazione (meno 3,8% come nelle altre città). La conseguenza dei rincari è stata la diminuzione dei consumi, che si sono concentrati sui beni indispensabili, su quelli meno cari e sui discount. Si sono ridotti sensibilmente il riscaldamento delle case e l’uso delle automobili. È preoccupante la rinuncia a spese mediche, in particolare odontoiatriche.