«Senza Giunta molti pazienti non si opereranno a Reggio»
Il dottor Claudio Pedrazzoli, ex primario di Chirurgia al Santa Maria Nuova e attualmente consigliere comunale nelle fila del Pd, interviene sul “caso Giunta”
Reggio Emilia «Penso e spero che l’ospedale non voglia perdere questo professionista: i pazienti potrebbero, come è successo in questi giorni, scegliere di sottoporsi all’intervento in altre sedi».
Il dottor Claudio Pedrazzoli, ex primario di Chirurgia al Santa Maria Nuova e attualmente consigliere comunale nelle fila del Pd, dopo giorni di riflessioni ad alto tasso di livore, ha preso carta e penna per esprimere tutto il suo disappunto sul “caso Giunta”. Le riflessioni, messe nero su bianco, risuonano probabilmente smussate. Ma il rammarico e la rabbia sono tangibili.
«Il recente concorso per nominare il nuovo direttore della Chirurgia oncologica – esordisce Pedrazzoli – ha visto “perdente” il dottor Alessandro Giunta che aveva gestito come incaricato il reparto negli ultimi due anni. Non farò considerazioni sulle modalità in cui si è svolto il concorso, la direzione dell’Ausl attraverso le parole della dottoressa Cristina Marchesi ha dichiarato che “bisogna rispettare” l’esito del concorso. Che prevede, come in tutti i concorsi, che il 70 per cento della valutazione sia legato al colloquio e in minima parte, il 30 per cento, a titoli di carriera, casistica operatoria, pubblicazioni». «Le considerazioni che farò – precisa Pedrazzoli – sono sicuramente di parte. Il dottor Giunta è stato uno dei miei migliori allievi in questi anni, il mio è quindi un giudizio “di parte” legato a tanti anni di lavoro insieme più che a un colloquio di un’ora o più».
«Il nostro ospedale e la nostra città – e qui la memoria storica ha il suo peso – hanno avuto il pregio e il vanto di avere avuto importanti figure di chirurghi, voglio ricordare il professor Riccardo Motta che è stato per quegli anni uno dei migliori chirurghi, se non il migliore, a livello nazionale. E ancora il dottor Parisoli, il dottor Prati... Li accomunava una caratteristica che è quella del “saper fare”, una dote poi tipica della gente di questa città, quella “reggianità” che ho sempre apprezzato ma che a volte può essere perdente come può essere successo in questo concorso dove un breve colloquio è stato determinante. A volte ho visto fare pubblicare anche su riviste importanti, come in questo caso emerge nel curriculum di uno dei partecipanti, tematiche che abbiamo sempre affrontato e non abbiamo mai pubblicato, forse questo è stato un nostro errore. Credo che il dottor Alessandro Giunta sia un esempio di questa caratteristica che io chiamo “reggianità” dove è importante il “saper fare”».
E qui, a proposito del “saper fare”, il dottor Pedrazzoli fa riferimento a «pazienti che potrebbero come è successo in questi giorni scegliere di farsi operare in altre sedi».
Ma il dottor Pedrazzoli non è il solo a sostenere con forza il dottor Giunta. «Parliamo di un professionista – sottolinea – che ha la stima non solo del sottoscritto ma di tantissimi colleghi del nostro ospedale. Un documento a suo sostegno è stato sottoscritto da tutti i direttori e capi dei vari dipartimenti. Il dottor Giunta è sempre stato un assertore di quello che è il trattamento pluridisciplinare del paziente oncologico e lo ha dimostrato partecipando sempre alle discussioni collegiali sui trattamenti da seguire. Ma soprattutto il dottor Giunta è un esempio di umanità perché “quando non puoi curare un paziente puoi avere cura”. Ma è anche un esempio di dedizione al lavoro: spesso ci siamo incontrati per discutere di certi casi, non ho mai chiesto appuntamenti, andavo la domenica mattina e sapevo di trovarlo... anche se da buon ligure – cerca un motivo di sorridere Pedrazzoli – mi ha offerto il caffè una sola volta».
«Le mie – conclude il dottor Pedrazzoli – non vogliono essere “rime da libro Cuore” ma il Santa Maria non può permettersi di perdere certe professionalità o di perdere altri medici: ci sono ottimi professionisti che vanno valorizzati, sono risorse. E mi scuso con i lettori... se sono stato troppo di parte».