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Insegnante, casalinga, dipendente pubblico: ecco i No Vax che hanno imbrattato la città

Alice Benatti
Insegnante, casalinga, dipendente pubblico: ecco i No Vax che hanno imbrattato la città

La polizia ha denunciato cinque persone, di cui quattro incensurati residenti tutti a Reggio Emilia

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Reggio Emilia Una casalinga, un insegnante, un dipendente della pubblica amministrazione e un lavoratore di un’azienda agricola. Quattro insospettabili reggiani, tutti sconosciuti alle forze di polizia. La Digos reggiana attribuisce a loro dodici dei trentuno danneggiamenti di matrice No Vax (per la precisione, “ViVi” è il movimento di appartenenza degli indagati) ad altrettanti luoghi della nostra provincia avvenuti tra marzo e ottobre dello scorso anno. La svolta è arrivata nelle prime ore della mattinata di ieri: a conclusione di una complessa ed articolata attività investigativa coordinata dalla Procura, la polizia ha eseguito quattro perquisizioni personali e domiciliari che sono sfociate in cinque denunce. Oltre ai quattro già citati, tutti residenti in città e d’età compresa tra i 45 e i 56 anni, a finire nei guai è stata una quinta persona che vive a Como e lavora per una ditta privata. Dopo avere effettuato accurati sopralluoghi nelle sedi che intendevano colpire, si travisavano il volto con maschere e parrucche per poi entrare in scena durante la notte: ecco come agivano, indisturbati fino al 19 ottobre 2022, quando tre di loro sono stati colti in flagranza mentre scrivevano con una bomboletta spray di colore rosso sulle vetrate delle pensiline di Seta in viale Timavo e nel parcheggio Zucchi. Così è arrivata una delle svolte determinanti delle indagini e le successive perquisizioni nelle abitazioni, nelle auto e nei rispettivi luoghi di lavoro degli indagati hanno completato il quadro giudiziario. In particolare, la polizia ha sequestrato radio trasmittenti, parrucche, indumenti scuri (alcuni macchiati di vernice e altri con la W che simboleggia il movimento antivaccinista “ViVi”diffuso da nord a sud dello stivale), bombolette spray, secchi di vernice rossa, cellulari e computer che saranno analizzati dal personale del centro operativo per la sicurezza cibernetica della polizia postale e delle comunicazioni di Bologna. Nelle mani della polizia anche due “particolari” adesivi: uno ritraente il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini con una svastica nazista raffigurata sulla fronte e uno che vede l’ex premier Draghi vestito da ufficiale delle SS. Ai cinque insospettabili sono attribuiti i seguenti danneggiamenti, che vedono denominatore comune scritte violente impresse con vernice spray di colore rosso: la sede della Cgil di via Roma e quella della Cisl di via Turri (entrambe il 14 marzo), la sede Cgil di via Bismantova e il plesso scolastico “Italo Calvino” di via della Canalina (16 maggio), la sede dell’Ordine degli Infermieri Professionali di via Montefiorino e quella dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri in via Dalmazia (18 luglio), le sedi dell’ispettorato territoriale del lavoro e dell’agenzia delle entrate di via Paolo Borsellino (5 settembre), la sede Cgil di Scandiano (15 ottobre) e quella dello Spi Cgil di via Emilia Ospizio (16 ottobre), infine il danneggiamento alle pensiline delle fermate degli autobus di Seta di viale Timavo e parcheggio Zucchi dove tre degli indagati sono stati “pizzicati” con le mani nel sacco. Inoltre, la scorsa estate, precisamente il 18 luglio, avrebbero anche affisso dei manifesti presso un ambulatorio di medici di base in viale Olimpia. Sempre nell’ambito delle indagini sul movimento “ViVi”, meno di due settimane fa la Digos aveva denunciato altri due giovani reggiani che avevano imbrattato i muri dell’università di Reggio Emilia. «Congratulazioni alla polizia e in particolare al questore Ferrari che ha coordinato l’operazione – le prime parole del sindaco Luca Vecchi – credo che di fronte a un atteggiamento che nei toni e nei modi è stato violento e illegale sia giusta la massima severità e fermezza: non c’è spazio per il dialogo. Gli anni alle spalle ci hanno insegnato il ruolo della scienza e il valore dei vaccini, chi vuole rinnegare questa verità scientifica può farlo ma quando il rifiuto sfocia in comportamenti violenti è giusto che se ne traggano le conseguenze del caso». E sull’identità degli indagati: «Persone incensurate si sono fatte trascinare in modalità di questo genere e questo è espressione di una nuova fragilità rilevante e preoccupante». Raggiunto al telefono, il segretario provinciale della Cgil Cristian Sesena parla di «un primo parziale respiro di sollievo» per il colpo inflitto a una rete radicata in tutta Italia. «Sono molto contento che finalmente siano stati assicurati alla giustizia soggetti che hanno veicolato in modo errato idee sbagliate – ammette Sesena – persone che hanno tradotto la difesa della propria libertà individuale in un pericoloso “facciamo quello che vogliamo”. Ringrazio le forze dell’ordine per il reale impegno dimostrato nell’identificare i presunti autori, tra l’altro incensurati». l