Gazzetta di Reggio

Reggio

Reggio Emilia

«Dormiamo dove capita ma vorremmo casa e lavoro»

Serena Arbizzi
«Dormiamo dove capita ma vorremmo casa e lavoro»

Viaggio tra gli “invisibili”, i senzatetto tra la stazione e piazzale Europa tra aggressioni, povertà ma anche tanta solidarietà dei volontari

27 gennaio 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia «Dormo in stazione, per strada, o dove capita. Nel mio Paese d’origine, l’Egitto, facevo il muratore: vorrei tanto trovare un lavoro e sto studiando l’italiano per questo. Sono scappato perché in patria mi avevano dato tre anni di prigione da scontare per aver partecipato a una manifestazione».

Mamdhou Madri ha 38 anni ed è uno degli “invisibili” che popolano piazzale Europa e la stazione dei treni. Come lui, senzatetto provenienti da numerose città del mondo, ma anche della provincia reggiana, hanno scelto l’atrio della stazione, il sottopasso, o le aree vicine come giacigli per trascorrere la notte. Almeno una volta alla settimana, quando i volontari dell’associazione “La nuova luce”, fondata da Maria Diletto, portano loro cibo caldo e vestiti, sul loro volto spunta un sorriso.

«Sono qui dal 2011 – spiega Slady –. Ho lasciato la Tunisia e sono venuto qui con la speranza di trovare lavoro. Maria, dell’associazione “La nuova luce”, mi ha trovato sotto una coperta: le ero stato segnalato perché non mi muovevo. Lei mi ha portato l’occorrente perché potessi scaldarmi. Io facevo il saldatore: magari potessi trovare un lavoro... Ho 54 anni e ho mandato il curriculum in giro. Ho problemi di salute, ma riesco a seguire il corso di italiano al Cpia».

Ringraziano quando ricevono i pasti fatti di pizzette, lo stufato e la pasta calda, dalle mani dei volontari dell’associazione. Alcuni senzatetto collaborano con la distribuzione.

«Ho la possibilità di rimanere in Italia con la protezione speciale per motivi di salute – racconta Mustaa Kamel Mohammed –. Qui dormo per strada, ma in Egitto è rimasta la mia famiglia: con una bambina di un anno che non vedo l’ora di rivedere», dice mentre mostra la foto della bimba sul cellulare.

La distribuzione del cibo continua nell’atrio della stazione, dov’è presente almeno una quindicina di senzatetto che ne beneficia.

«Tutte le sere siamo qui: dalle 2 chiudono la sala d’aspetto e ci fanno stare fuori, al freddo, per poi riaprire alle 4», dice Denia Maritza Bocciano, costaricana residente da 25 anni a Guastalla, attualmente senza fissa dimora.

«Ho chiesto una casa e un lavoro, finora, però, non li ho ottenuti – aggiunge Denia –. Aspettavo la graduatoria per poter entrare in un’abitazione, ma il mio turno non arrivava mai. Così ho deciso di venire qui, a Reggio Emilia, dove ho conosciuto Antonio che mi ha presentato tutti gli altri. Non è facile stare qui, tantomeno per una donna: ho subito un tentativo di aggressione con cui mi hanno rotto il labbro. Ho paura, ma non so dove andare».

Antonio Porcelli è seduto vicino a Denia, nella sala d’aspetto, mentre Maria e gli altri volontari preparano e donano le porzioni di cibo.

«Sono qui alla stazione da tre anni – racconta –. Sono passato da Roma, Napoli e ora, da svariati anni abito qui, a Reggio Emilia. Sono finito alla stazione per problemi economici. Prima, lavoravo a Bologna per conto delle Ferrovie dello Stato. Poi ho avuto problemi con le istituzioni e mi sono trovato in mezzo alla strada. Ma io non bevo, né mi drogo, non ho problemi con la giustizia. Il mio sogno è trovare un posto dove dormire per la mia dignità».

Non solo le donne sono bersaglio di aggressioni. «L’altro ieri un uomo mi ha preso a pugni per rubarmi il portafoglio e il cellulare – aggiunge un altro senzatetto –. Mi ha spezzato i denti e provocato lividi intorno all’occhio e sul collo».

Anche Madri racconta di essere stato assalito nel sonno: «Dormivo nel sottopassaggio e un uomo mi ha picchiato, costringendomi a spostarmi fuori perché lui voleva prender e il mio posto».